IL DELEGATO DELL'ISOLA DEI PEZZENTIIl Capitano crede di avere scoperto tutti i segreti della spesa a deficit, ha recuperato il favore degli isolani ed è quindi pienamente soddisfatto. Una brutta sorpresa, però, lo attende.
Un giorno, mentre si sta godendo una lauta e meritata colazione, Scarpa bussa alla porta.
"Disturbo, Capitano?"
"Certo, non vedi? Dimmi quello che mi devi dire e sbrigati."
"C'è qui il delegato dell'Isola dei Pezzenti che vorrebbe parlarle. Dice che è urgente."
"Fallo entrare."
Il delegato, sciatto, con la barba di tre giorni e malvestito, si presenta al cospetto del Capitano e lo guarda addentare una fetta di torta al mirtillo. Non dice nemmeno una parola. Il Capitano, spazientito, indica la colazione:
"Vuol favorire?"
"Sì, grazie: ho un pochino di appetito."
Il delegato si siede al tavolo, si serve tre tazze di cappuccino, quattro bistecche, due ciambelle e sei fette di torta. Poi, a bocca piena, incomincia a parlare.
"Come sa, Capitano, noi Pezzenti facciamo parte della Confederazione Insulare Globale, che dipende..."
"Sì, sì, lo so: dipendete tutti dal Grande Banchiere Centrale. E con questo?"
"E con questo, siamo un po' in difficoltà per la restituzione di quel prestito... Sa, quei tremila dobloni."
"Cosa?!" esclama il Capitano. "Sono otto mesi che aspetto quei soldi! Li rivoglio subito, e con gli interessi!"
"Certo. Ma il fatto è che, per far fronte a quel debito, siamo andati a chiedere un prestito al Governatore dell'Isola del Tesoro, che ci ha chiesto interessi da strozzino. E così, per riuscire a restituire i soldi al Governatore, abbiamo chiesto un prestito al Cancelliere dell'Isola del Malgoverno. Peggio che andar di notte. Poi, per restituire almeno gli interessi al Cancelliere, abbiamo chiesto dei soldi al Camerlengo dell'Isola dei Salami, che però ci ha mandati a farci friggere senza tanti complimenti. Allora abbiamo messo tasse su tutto, ma proprio tutto-tutto eh! Sennonché la nostra gente non ha più il becco di un quattrino. Fino alla tassa sull'aria hanno sopportato, ma arrivati alla tassa sulle tasse hanno minacciato la rivoluzione. Per fortuna sono stupidi: dicono dicono, ma non fanno mai niente. Ottimo questo prosciutto. Mi perdoni, potrebbe passarmi il vino?"
"Basta!" salta su il Capitano, battendo il pugno sul tavolo. "Che m'importa di quegli asini? Io so solo che rivoglio i miei soldi!"
"Saremmo felicissimi di poterglieli restituire, se solo sapessimo come fare. Non è per cattiva volontà: è che, come le ripeto, non abbiamo il becco di un quattrino."
"Ma come?! Quell'idiota del vostro Governatore non è capace di stampare moneta per dar lavoro alla gente? Così avrebbero soldi da spendere per comprare le vostre merci, la produzione ripartirebbe, le esportazioni pure e... Oh insomma, per la miseria, non posso mica spiegarvi tutto adesso: deve stampare denaro e basta!"
"Mi meraviglio di lei, Capitano: dovrebbe pur sapere che noi della Confederazione non abbiamo il permesso di stampare moneta: dobbiamo usare la moneta ufficiale della Confederazione, il Perno. E il Grande Banchiere Centrale non scuce un Perno per i suoi confederati".
"Non scuce?"
"Eh no, Capitano: non scuce. Suppongo che lei vorrà rivalersi sui miei concittadini, e in effetti non posso biasimarla: faccia come crede, gli appioppi delle multe, li bombardi, tanto non hanno nemmeno più gli occhi per piangere. Quanto a me, ho già deciso di chiedere asilo politico nell'Isola degli Evasori. E adesso, se vuol essere così cortese da passarmi il vino..."
Il Capitano piomba a sedere e porge inebetito il vino al delegato che continua ad abbuffarsi; improvvisamente comprende una tremenda verità: quei soldi non li rivedrà mai più.
Vatti a fidare delle isole senza sovranità monetaria...
http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico4.htm