Economia e Potere

2a. Il debito pubblico, [chi può spendere a deficit e chi no]

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view post Posted on 25/1/2013, 23:29     +1   -1
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IL CAPITANO SI ACCORGE DI AVERE SBAGLIATO

Come abbiamo visto, il nostro Capitano si trova a fronteggiare un'emergenza imprevista: il popolo non sopporta più la sua tirannia e non vuole più saperne di lavorare per lui per il solo gusto di pagargli le tasse. Inoltre il suo suggerimento di ricavare nuovo denaro attraverso le esportazioni si è rivelato fallimentare, per cui la gente lo odia senza mezzi termini. Ora, è vero che il Capitano è un tiranno, ma, come abbiamo detto, non è un tiranno malvagio; e così il fatto di sentirsi detestato dal popolo lo turba. La notte non riesce a dormire: si gira e si rigira nel letto, e quando prende sonno fa orribili incubi.
"No, il coccodrillo no!... Il coccodrillo... Aiuto! Aiuto!!"

croc


Scarpa, che dorme nella stanza accanto, accorre in pigiama:
"Sveglia, Capitano, sveglia! E' solo un brutto sogno."
"Chi è? Ah, sei tu, Scarpa... grazie di avermi svegliato. Ho sognato che un coccodrillo mi staccava il naso con un morso."
"Negativo, Capitano: il naso è al suo posto."
"Poi arrivava una foca e ci giocava a palla... Ma siccome era scarsa nei palleggi, il naso cadeva in un burrone e si perdeva per sempre! E' stato orribile..."
"Negativo, Capitano: il naso non è stato staccato, quindi non può essere finito in un burrone."
"Già, è vero..."
"Vado a prepararle una tazza di camomilla con due dita di grappa."
"Grazie, Scarpa: che farei senza di te?"
"Dovere, Capitano."
Scarpa sparisce in cucina. Il Capitano si alza e passeggia nervosamente:
"Basta! Devo assolutamente escogitare un sistema per recuperare il favore degli isolani. Per prima cosa regalerò al vecchio Biagio una fornitura di mangime per lumache della migliore marca. E poi... poi... Che altro posso inventarmi?"

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view post Posted on 26/1/2013, 16:43     +1   -1
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UNA STRANA PIRAMIDE

"Capitano, la camomilla è pronta. Beva piano, ché se no le viene il singhiozzo."
"Grazie, Scarpa."
Il Capitano, tormentato dall'insonnia e dall'emicrania, si porta la teiera e la tazza in soffitta. Mentre sta frugando in un vecchio baule alla ricerca della borsa del ghiaccio, all'improvviso un antico libro polveroso gli si apre davanti: una strana piramide attira la sua attenzione. Sorseggiando lentamente la camomilla, il Capitano legge tutto il documento. Intanto le ore passano...

capitan-uncino


Ad un tratto salta per aria rovesciandosi in testa la camomilla.
"Scarpa!"
"Che succede, Capitano?"
"Mi è venuta un'idea geniale!"
"Dove le è venuta, capo? Dentro la teiera?"

capitan-uncino

"Non fare lo spiritoso e ascolta. Da oggi si cambia registro: stamperemo più denaro di quanto ne ritireremo con le teier... ehm, con le tasse!"
"E perché mai dovremmo fare una cosa del genere, capo? Per rimetterci?"
"Sei un ignorantone, Scarpa, ma ti voglio bene lo stesso. Mai sentito parlare di New Deal? E della Legge di Say? E di John Maynard Keynes?"
"Mai, Capitano: mi cascasse un dente."
"Perché, per l'appunto, sei un ignorantone. Seguimi: anche se dò moltissimo denaro ai cittadini, più di quanto ne ritirerò con le tasse, non ci rimetto affatto".
"Forse, Capitano, l'insonnia le ha dato alla testa. Se spende più di quanto guadagna avrà un debito, è evidente! E il debito sarà suo, non dei cittadini."
Il Capitano scoppia a ridere:
"Certo: ma siccome m'indebito con me stesso, che diavolo vuoi che me ne importi?".
Scarpa rimane interdetto: non ci aveva mai pensato. Eppure è così semplice! Anche se il Capitano, cioè lo Stato, sceglie di dare ai cittadini più denaro di quanto ne ritirerà con le tasse (spesa a deficit), non gli succede proprio nulla, dato che s'indebita con se stesso.

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KEYNES E IL KEYNESISMO

"Ma chi le ha messo in testa queste fess... idee così brillanti, capo?"
"Ho studiato, Scarpa! Ho studiato i sacri testi."
"Me ne congratulo. Solo, potrebbe essere un po' più esplicito?"
"Ho trovato in un vecchio baule in soffitta un corso accelerato di economia keynesiana."
"Economia che?"
"Key-ne-sia-na, da Keynes."
"Ah. E il fatto che fosse in un vecchio baule in soffitta le dice niente, Capitano?"
"Mi dice moltissimo, invece. John Maynard Keynes è stato uno dei giganti dell’economia, ma a partire dagli anni Ottanta l'influenza della scuola monetarista di Chicago l'ha fatto praticamente sparire dalle università e dagli studi di economia."

keynes

"Prendo atto, Capitano. Devo cercare il capo dei monetaristi di Chicago e ucciderlo?"
"No, ti ringrazio, anche perché il capo, Milton Friedman, è già morto. Ad ogni modo, il New Deal è il piano di riforme economiche e sociali varato dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, proprio seguendo le teorie di Keynes, per tentare risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d'America a partire dal 1929, anno del Big Crash."
"E ci riuscì, a risollevarlo?"
"Sì, ci riuscì: e questo proprio grazie all'incremento della spesa pubblica. Gli diedero del pazzo, cercarono di fermarlo in tutti i modi, ma alla fine ebbe ragione lui."
"Con rispetto parlando, Capitano, non è che si possa paragonare quest'isola agli Stati Uniti; e parlare di Big Crash per le lumache del signor Biagio mi pare un po' azzardato."
"Non importa, Scarpa, non importa! Il modello funziona a qualsiasi livello, ne sono sicuro. L'hanno applicato anche in Argentina dopo la bancarotta del 2001 e ha funzionato lo stesso. E poi le teorie di Keynes sono tornate di moda negli ultimi tempi con la Modern Money Theory (MMT), e tu lo sai che io sono un tipo al passo con i tempi. Perciò non sento ragioni: da domani si cambia rotta e si incomincia a spendere a deficit!"
"Agli ordini, Capitano: ognuno è libero di impiccarsi con la corda che preferisce."
Detto fatto, il Capitano si mette a spendere per gli isolani: nonostante l'incredulità di Scarpa, pian piano l'economia dell'isola si rimette in moto, e gli abitanti, sollevati, accettano nuovamente di buon grado il suo potere: è vero che non sono più liberi come una volta, ma almeno possono contare sui servizi essenziali e riescono a mettere da parte un po' di denaro per le loro spese.
La vita ricomincia a scorrere normale nell'isola: il venerdì sera si radunano di nuovo tutti a giocare a briscola da Biagio, che ha ritrovato il buonumore grazie al fatto che le sue lumache ingrassano a vista d'occhio: il mangime regalatogli dal Capitano è di ottima marca e non contiene OGM.
E il Capitano non sogna più coccodrilli.

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...opubblico01.htm
 
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TIPI DI DEBITO DELLO STATO

Il Capitano ha capito una cosa fondamentale: il denaro è suo e di nessun altro; è lui lo Stato, è lui che decide quanto stamparne, quanto spenderne per gli isolani e quanto ritirarne con le tasse.
Nel capitolo precedente abbiamo visto come il "pareggio di bilancio" sia una misura rovinosa per l'economia dei cittadini e sia destinato a privarli in maniera tragica di ogni prospettiva di benessere presente e futura.
La domanda allora è: ma se il pareggio è una cosa così negativa, per quale motivo il governo si ostina a volerlo? Perché non spende a deficit per il benessere dei cittadini?
La risposta è semplice: perché non abbiamo più la SOVRANITA' MONETARIA, cioè non siamo più emissori di moneta (la lira), ma soltanto utilizzatori (l'euro è emesso dalla Banca Centrale Europea, BCE).
Questo fa sì che il nostro debito pubblico, conseguenza della spesa a deficit, sia veramente un debito. Vediamo di capire come e perché.
Anzitutto vediamo quali sono i principali debiti dello Stato:
- il deficit di bilancio
- il debito pubblico
- il debito estero.
Il deficit è la differenza fra la spesa dello Stato e i suoi incassi: se alla fine dell’anno esso ha incassato meno di quanto abbia speso, allora si dice che c’è un deficit.
Il cumulo dei deficit dei trascorsi 70 o 100 anni, a seconda dei Paesi, forma il debito pubblico.
Il debito estero è il debito collettivo (pubblico e privato) contratto da una nazione verso i creditori stranieri.
Concentriamoci ora sullo spauracchio più terribile che ci viene agitato quotidianamente davanti: il debito pubblico.

Il "debito pubblico" è un problema o no?
La risposta dipende dalla natura di questo debito: che, se è denominato in valuta sovrana, non solo non è un problema, ma rappresenta la ricchezza dei cittadini. Questa affermazione, sebbene a prima vista sembri assurda, non è affatto un paradosso: che si tratti della pura verità è dimostrato dal fatto che la condivisero due personaggi di estrazione politico-economica ben diversa, e perciò al di sopra di ogni sospetto di partigianeria: il grande banchiere John Pierpont Morgan e il filosofo Karl Marx. Il primo ebbe ad affermare che "il debito pubblico è oro, perché genera reddito", mentre Marx scrisse: "Il debito pubblico è l'unica parte della ricchezza nazionale che entra nelle tasche dei cittadini dei paesi moderni." Sulla stessa linea il grande economista Michał Kalecki: "In un certo senso il deficit pubblico può essere considerato un surplus artificiale." Anche William Vickrey, premio Nobel per l'economia nel 1996, ha affermato: "Il debito pubblico non è un pericolo per l'economia, ma è la sua necessità."
Del resto, come fa osservare il prof. Alain Parguez, nel 1915 i 3/5 degli attivi delle banche francesi e tedesche erano costituiti dal debito pubblico: ciò significò in Francia e in Germania la nascita dello Stato sociale e la costruzione di grandi opere pubbliche (ferrovie, strade eccetera), lo sviluppo dell'istruzione pubblica, in sintesi la socializzazione della società. Il Canale di Suez e quello di Panama furono creati col debito pubblico, e nessuno se ne preoccupava.
Tutti pazzi? Evidentemente no. Se mai dovremmo chiederci perché la propaganda odierna ci fa credere il contrario.
Il giornalista e saggista Paolo Barnard analizza lo stato della questione nel suo fondamentale saggio Il Più Grande Crimine (leggibile per intero e scaricabile qui), di cui sintetizziamo di seguito i capitoli 8 e 9.

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico1.htm

Edited by Arianna… - 30/3/2013, 01:08
 
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CHI PUO' SPENDERE A DEFICIT E PERCHE' - IL PROBLEMA DEI TITOLI DI STATO

Lo Stato sovrano: un debito che non è un problema, anzi.

La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico, perché, come abbiamo visto, la spesa a deficit produce ricchezza fra i cittadini.
E' importante sapere che il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai il debito dei cittadini: questa è una menzogna diffusa per disinformare.
Cos'ha compreso il Capitano? Che il debito di uno Stato a moneta sovrana - com’era l’Italia fino al 2002 - non è mai un vero debito, sia che decida di spendere accreditando direttamente i conti correnti dei privati, sia che decida di emettere titoli di Stato.
Se emette titoli di Stato, la gente glieli compra e i suoi soldi gli rientrano nelle casse; se, alla scadenza, li onora, gli stessi soldi rientrano nelle banche (rimangono fuori solo gli interessi) e il gioco ricomincia: per pagare i titoli in scadenza lo Stato ne venderà altri ai risparmiatori e con il ricavato salderà i primi, e così via.
E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli: lo Stato a moneta sovrana li onora inventando denaro dal nulla. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle Banche Centrali, esse sono tenute per legge a restituire un'alta percentuale dei profitti al Tesoro.
A cosa servono i titoli di Stato in uno Stato sovrano? Non certo a finanziare la spesa pubblica: uno Stato con sovranità monetaria si autofinanzia emettendo moneta.

papparone

Quando la Banca Centrale attua il cosiddetto "quantitative easing", vale a dire compra i titoli che lo Stato ha appena venduto, in pratica succede questo:

1. lo Stato (il governo) spende per primo, accreditando il conto corrente della Banca centrale;
2. il Tesoro vende i titoli, e i soldi passano dal conto corrente al conto di risparmio (che è quello dedicato ai titoli);
3. la Banca centrale compra i titoli: i soldi passano dal conto di risparmio al conto corrente.

Questo apparente circolo vizioso è ciò che viene chiamato gestione del debito: come osserva Warren Mosler, uno dei padri della Modern Money Theory (MMT), "in economia ci sono diversi giochetti di questo tipo, che spaventano gli inesperti. Consideriamo il bilancio della Banca Centrale: il governo che emette la propria valuta deve prima spendere per poter poi incassare le imposte. Da dove vengono questi soldi? Loro sono gli unici ad emettere valuta: i privati non possono farlo; e quindi come possono riscuotere prima di emettere? È un assurdo logico.
Di conseguenza i governi devono prendere a prestito la moneta dopo averla spesa per primi. È un po' come farsi vidimare il biglietto di ingresso di uno stadio di calcio: ciò può avvenire solo perché prima il biglietto è stato emesso. In generale tutti quelli che creano qualcosa la possono riscuotere solo dopo che l'hanno distribuita: è un fatto di logica."
Perché dunque vengono emessi i titoli di Stato, in uno Stato sovrano?
Si noti che essi (nel caso dello Stato sovrano) non sono affatto necessari: sempre a detta di Mosler, i titoli di Stato sono un anacronismo: il motivo che sta alla base dell'esistenza dei titoli, infatti, ci riporta all'epoca del Gold Standard ("standard aureo"), quando non si voleva che la gente incassasse i soldi e si prendesse l'oro, e quindi glielo si faceva mettere da parte in titoli. Tuttavia essi non vanno demonizzati: prima di tutto non è affatto vero che in questo modo lo Stato s'indebita; in secondo luogo essi sono utili ai cittadini: quando infatti un cittadino o una banca acquistano un titolo di Stato a moneta sovrana, il loro denaro passa da un conto corrente (del cittadino) o da una riserva (della banca), che fruttano praticamente zero, ad una sorta di "libretto di risparmio" (il titolo) che gli frutta assai di più. Esiste poi un altro scopo più tecnico per l'emissione dei titoli di Stato, ed è quello di sostenere i tassi d'interesse bancari (come ben chiarito dallo stesso Warren Mosler in diverse occasioni).
L'importante è tenere presente un concetto per lo più travisato, soprattutto dai cosiddetti "signoraggisti": qualunque cosa decida di fare uno Stato a moneta sovrana, esso crea denaro dal nulla e dunque non s'indebita con nessuno.
In nessun caso lo prende in prestito dalle banche: il fatto che affidi fisicamente ad una Banca Centrale il compito di produrlo non significa assolutamente che il denaro "appartenga" alla banca, né men che meno che essa lo "presti" allo Stato ricavandone degli interessi (il cosiddetto "signoraggio"): con quale autorità lo farebbe? Chi gliel'avrebbe conferita? E perché mai lo Stato dovrebbe accettarlo?
La banca lo stampa a nome e per conto dello Stato, ma è sempre lo Stato che spende per primo, accreditando i conti correnti dei privati e delle banche. In caso contrario il denaro non avrebbe alcun valore, perché, da quando non esiste più il controvalore in oro del denaro (il Gold Standard è stato abolito nel 1971) e si è passati alla cosiddetta moneta "fiat", è solo lo Stato che conferisce un valore al denaro, imponendolo come moneta unica valida per pagare le tasse.
Potendone dunque disporre a suo piacimento, lo Stato sovrano può tranquillamente decidere di spendere a deficit, se lo ritiene opportuno (la scelta è ovviamente di natura politica).

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico2.htm
 
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view post Posted on 28/1/2013, 19:39     +1   -1
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I VANTAGGI DELLA SPESA A DEFICIT

Perché uno Stato sovrano dovrebbe voler spendere a deficit?
Semplice: perché i vantaggi della spesa a deficit per l'economia sono molteplici ed evidenti; solo per fare qualche esempio:

- è possibile finanziare il cosiddetto "Welfare", cioè servizi pubblici di vitale importanza come la sanità, l'istruzione e le pensioni;
- è possibile curare adeguatamente il patrimonio artistico e naturalistico;
- è possibile stanziare fondi per la ricostruzione di aree devastate da cataclismi naturali;
- se poi la spesa a deficit dello Stato è ben diretta, essa alzerà anche il PIL (prodotto interno lordo);
- l'aumento del PIL a sua volta aumenterà le entrate fiscali senza bisogno di aumentare le tasse;
- lo stimolo della produttività conterrà anche l’inflazione entro limiti accettabili.

Cosa si può fare con la spesa a deficit? E' presto detto. Guardate questo video:

Louisiana-Giappone-Intervista a Mosler

In esso vengono mostrate le terribili devastazioni prodotte dai cataclismi naturali che hanno colpito recentemente la Louisiana e il Giappone: ebbene, in poco più di un anno e mezzo gli Stati Uniti e il Giappone, grazie alla spesa a deficit, hanno ricostruito tutto ciò che era stato distrutto, mentre noi italiani, a quasi quattro anni dal terremoto, stiamo ancora contemplando le rovine di una città meravigliosa come L'Aquila, che non verrà mai più ricostruita finché rimaniamo nella logica dell'austerity!
Alla fine del video ascoltiamo Warren Mosler spiegare come nulla sia più rovinoso delle politiche di austerity in caso di crisi economiche: esse infatti agiscono prociclicamente, assecondando la crisi e peggiorandola in modo drammatico.
Questo è il motivo per cui il debito di uno Stato a moneta sovrana non viene mai realmente ripagato: ogni volta che questo è stato fatto, ci si è accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai vantaggi; se uno Stato vuole ridurre il debito o addirittura eliminarlo, il risparmio dei cittadini crolla, perché saranno tassati più di quanto lo Stato li arricchisce spendendo, e l'economia girerà male.
Resta il problema del debito estero: quello denominato nella moneta sovrana non è un problema, perché lo Stato lo onorerà nel solito modo. Se invece il debito estero non è denominato nella moneta sovrana, è un grave problema, poiché questo assoggetta lo Stato al ricatto degli istituti finanziari occidentali, come il Fondo Monetario Internazionale. Ma esistono anche per questo scappatoie, come dimostra la storia recente degli USA e del Giappone.

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico3.htm

Edited by Arianna… - 30/1/2013, 18:04
 
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IL DELEGATO DELL'ISOLA DEI PEZZENTI

Il Capitano crede di avere scoperto tutti i segreti della spesa a deficit, ha recuperato il favore degli isolani ed è quindi pienamente soddisfatto. Una brutta sorpresa, però, lo attende.
Un giorno, mentre si sta godendo una lauta e meritata colazione, Scarpa bussa alla porta.
"Disturbo, Capitano?"
"Certo, non vedi? Dimmi quello che mi devi dire e sbrigati."
"C'è qui il delegato dell'Isola dei Pezzenti che vorrebbe parlarle. Dice che è urgente."
"Fallo entrare."
Il delegato, sciatto, con la barba di tre giorni e malvestito, si presenta al cospetto del Capitano e lo guarda addentare una fetta di torta al mirtillo. Non dice nemmeno una parola. Il Capitano, spazientito, indica la colazione:
"Vuol favorire?"
"Sì, grazie: ho un pochino di appetito."
Il delegato si siede al tavolo, si serve tre tazze di cappuccino, quattro bistecche, due ciambelle e sei fette di torta. Poi, a bocca piena, incomincia a parlare.

"Come sa, Capitano, noi Pezzenti facciamo parte della Confederazione Insulare Globale, che dipende..."
"Sì, sì, lo so: dipendete tutti dal Grande Banchiere Centrale. E con questo?"
"E con questo, siamo un po' in difficoltà per la restituzione di quel prestito... Sa, quei tremila dobloni."
"Cosa?!" esclama il Capitano. "Sono otto mesi che aspetto quei soldi! Li rivoglio subito, e con gli interessi!"
"Certo. Ma il fatto è che, per far fronte a quel debito, siamo andati a chiedere un prestito al Governatore dell'Isola del Tesoro, che ci ha chiesto interessi da strozzino. E così, per riuscire a restituire i soldi al Governatore, abbiamo chiesto un prestito al Cancelliere dell'Isola del Malgoverno. Peggio che andar di notte. Poi, per restituire almeno gli interessi al Cancelliere, abbiamo chiesto dei soldi al Camerlengo dell'Isola dei Salami, che però ci ha mandati a farci friggere senza tanti complimenti. Allora abbiamo messo tasse su tutto, ma proprio tutto-tutto eh! Sennonché la nostra gente non ha più il becco di un quattrino. Fino alla tassa sull'aria hanno sopportato, ma arrivati alla tassa sulle tasse hanno minacciato la rivoluzione. Per fortuna sono stupidi: dicono dicono, ma non fanno mai niente. Ottimo questo prosciutto. Mi perdoni, potrebbe passarmi il vino?"
"Basta!" salta su il Capitano, battendo il pugno sul tavolo. "Che m'importa di quegli asini? Io so solo che rivoglio i miei soldi!"
"Saremmo felicissimi di poterglieli restituire, se solo sapessimo come fare. Non è per cattiva volontà: è che, come le ripeto, non abbiamo il becco di un quattrino."
"Ma come?! Quell'idiota del vostro Governatore non è capace di stampare moneta per dar lavoro alla gente? Così avrebbero soldi da spendere per comprare le vostre merci, la produzione ripartirebbe, le esportazioni pure e... Oh insomma, per la miseria, non posso mica spiegarvi tutto adesso: deve stampare denaro e basta!"
"Mi meraviglio di lei, Capitano: dovrebbe pur sapere che noi della Confederazione non abbiamo il permesso di stampare moneta: dobbiamo usare la moneta ufficiale della Confederazione, il Perno. E il Grande Banchiere Centrale non scuce un Perno per i suoi confederati".
"Non scuce?"
"Eh no, Capitano: non scuce. Suppongo che lei vorrà rivalersi sui miei concittadini, e in effetti non posso biasimarla: faccia come crede, gli appioppi delle multe, li bombardi, tanto non hanno nemmeno più gli occhi per piangere. Quanto a me, ho già deciso di chiedere asilo politico nell'Isola degli Evasori. E adesso, se vuol essere così cortese da passarmi il vino..."
Il Capitano piomba a sedere e porge inebetito il vino al delegato che continua ad abbuffarsi; improvvisamente comprende una tremenda verità: quei soldi non li rivedrà mai più.
Vatti a fidare delle isole senza sovranità monetaria...

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico4.htm
 
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CHI NON PUO' SPENDERE A DEFICIT E PERCHE' - ANCORA SUI TITOLI DI STATO

Il Capitano ha scoperto a sue spese che in alcune condizioni il debito pubblico non solo non è una ricchezza, ma è un serissimo problema. Vediamo quando, come e perché.

Lo Stato non sovrano: un debito che è un problema, eccome!
Noi della Zona Euro siamo come gli sventurati abitanti dell'Isola dei Pezzenti: nei guai fino al collo. Questo perché non possiamo più inventarci la moneta come usavamo fare prima con la lira, il marco, i franchi ecc. Non abbiamo più moneta sovrana: siamo utilizzatori, non emissori di valuta. Oggi, per ogni centesimo che spendiamo, dobbiamo far prestiti coi mercati dei capitali, cioè con istituti finanziari, fondi pensione, assicurazioni, banche, fondi sovrani stranieri, governi stranieri, persino individui, i quali però decidono i tassi d’interesse a loro vantaggio, strangolandoci; un Paese come l'Italia o la Francia deve bussare alle porte di creditori privati per farsi prestare gli Euro prima di poterli spendere per la comunità.
Come fa uno Stato senza moneta sovrana a finanziare la spesa pubblica?
Vende titoli di Stato sui mercati di capitali, dove però lo Stato deve competere e pagare tassi decisi dai privati. Questo stravolge completamente la funzione che hanno i titoli di Stato in una situazione di sovranità monetaria.
E' evidente che, in queste condizioni, lo Stato non dispone più liberamente del denaro e non può più permettersi di spendere a deficit per il benessere dei cittadini: a causa degli interessi sul prestito, infatti, il suo debito pubblico tende ad aumentare vertiginosamente, ed è un vero debito, non come quello dello Stato sovrano che s'indebita con se stesso.

Ecco perché uno Stato senza sovranità monetaria è costretto al pareggio di bilancio: in particolare gli Stati dell'Unione Europea sono tenuti a mantenere il rapporto deficit/PIL al di sotto dei cosiddetti "parametri di Maastricht" imposti a tutti gli Stati dell'Eurozona (il rapporto deficit/PIL non deve superare il 3% e il rapporto debito pubblico/PIL non deve superare il 60% alla fine dell'ultimo esercizio di bilancio concluso).
Ma osserviamo meglio questo rapporto.
Come tutti i rapporti, anche il rapporto deficit/PIL è il risultato di una frazione: quindi, con il pareggio di bilancio, si blocca il numeratore (la spesa a deficit), con lo scopo di mantenere il più basso possibile questo rapporto. A parità di denominatore, infatti, più basso è il numeratore, più basso è il rapporto. Esempio:

100/20 = 5
80/20 = 4

Ma si noti l'assurdità di questa manovra: se infatti io blocco il numeratore, ma faccio diminuire il denominatore (il prodotto interno lordo o PIL) perché l'economia va sempre peggio, che succede? Ecco un esempio:

100/20 = 5
100/10 = 10

Succede che il rapporto lo faccio aumentare, non diminuire!
Questo banalissimo problema di matematica è stato affrontato più dettagliatamente nel capitolo sul Fiscal Compact.
Tutto ciò dimostra che i governi che impongono il pareggio di bilancio con la scusa di mantenere basso il rapporto deficit/PIL sono in malafede.
Detto con le parole di Paolo Barnard, i seguaci della scuola economica neoliberista (l'unica considerata valida in Europa) prescrivono come cura dosi ancora maggiori dello stesso veleno che ci sta ammazzando.

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico5.htm
 
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UN DEBITO CHE E' VERAMENTE UN DEBITO

Oggi il debito nazionale dei Paesi dell’euro è veramente un debito, perché lo devono ai privati e non a se stessi. Quindi va ripagato veramente coi soldi dei cittadini, con le imposte, coi tagli allo Stato sociale ecc. Questo distrugge la spesa dello Stato come ricchezza dei cittadini, distrugge il Welfare, costringe ad imporre tasse gravosissime per finanziare la spesa pubblica (sanità, istruzione etc.) e quindi distrugge il tessuto sociale e l'economia stessa.
I mercati finanziari da cui dipendiamo per l'euro hanno perduto ogni fiducia nel fatto che i Paesi dell'Eurozona possano saldare i debiti nei tempi stabiliti: sono loro che, quindi, ci impongono il cosiddetto "risanamento dei conti".
Risanamento dei conti significa, né più né meno, la corsa degli Stati a tagliare tutto ciò che è assistenza pubblica, settore pubblico e previdenza sociale, non solo con conseguenze catastrofiche per tutti noi, ma anche e soprattutto col vantaggio per i medesimi capitalisti privati di poter poi comprare a prezzi stracciati ogni sorta di nostro bene pubblico: le cosiddette "privatizzazioni".

privatizzazione-acqua

Studi autorevoli (ad esempio del prof. Alberto Bagnai) dicono che l’euro non potrà sopravvivere a questo stato di cose e si autodistruggerà; ma il dato più inquietante è sentire ammettere dallo stesso Jacques Attali (uno dei padri fondatori dell'Unione Europea), in un suo intervento alla tv francese (23 settembre 2011 su BFM), che era tutto previsto: clicca qui.

"Era evidente, e tutti coloro che hanno partecipato a questa storia lo sanno, quando abbiamo fatto l'euro, sapevamo che sarebbe scomparso entro 10 anni senza un federalismo budgettario. Vale a dire con eurobond, ma anche con una tassa europea, e il controllo del deficit.
Noi lo sapevamo. Perché la storia lo dimostra. Perché non c'è nessuna zona monetaria che sopravviva senza un governo federale. [...] Tutti sapevamo che questa crisi sarebbe arrivata."


Che cosa concluderne?
Difficile credere che tutto questo sia accaduto in buona fede.
Eppure circolano in proposito strane leggende, che cercano (con successo) di farci credere che la colpa della crisi è tutta nostra... Una delle più famose è la leggenda dell'Italia troppo spendacciona, leggibile qui.
Pare incredibile, ma questa assurda leggenda piace così tanto agli Italiani che la scambiano per verità.

http://arjelle.altervista.org/Economiaascu...topubblico6.htm

Edited by Arianna… - 30/3/2013, 01:00
 
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