Economia e Potere

Critiche (costruttive) ad alcuni assunti della MMT, [argomento molto interessante]

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view post Posted on 1/11/2013, 11:41     +1   -1
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Dedico questo spazio alla discussione su alcuni punti chiave della Modern Money Theory (MMT) che suscitano dubbi o perplessità, o che comunque meritano di essere chiariti, perché rischiano di dividere le forze sovraniste anziché unirle.
Ritengo doveroso cercar di appianare le divergenze, dal momento che l'accordo sui punti fondamentali del ripristino della sovranità (non solo monetaria) e della spesa governativa "in deficit" c'è.
Sarebbe quindi paradossale se ci si dividesse sull'interpretazione di alcuni corollari, per quanto importanti.

Edited by Arianna… - 1/11/2013, 15:20
 
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view post Posted on 1/11/2013, 15:32     +1   -1
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Comincio con Mattia Corsini (Associazione Riconquistare la Sovranità, ex Movimento 5 Stelle), che in un suo recente articolo spiega perché su taluni assunti economici sia in disaccordo con la MMT.
Estrapolo il passaggio del suo articolo che riguarda la critica tecnica alla MMT:

"Anzitutto, per me la cosa migliore per valutare una teoria è come ho detto partire da un dibattito e valutare punti di vista contrastanti. Il dibattito migliore che abbia trovato è il seguente, iniziato da Emiliano Brancaccio, cui poi ha risposto lo stesso Mosler, con chiosa finale di Andrea Terzi
Non voglio commentare il dibattito in sé, che comunque consiglio caldamente, perché onesto, ben argomentato da tutte e 3 le parti e per nulla fazioso, ma passerò direttamente a dire la mia sull'argomento. Ringrazio anticipatamente Guido Iodice di Keynesblog per i contributi al dibattito e chiunque in passato si sia espresso educatamente sulla materia, da Mosler in poi.

Intanto, di che parliamo, in breve: la Modern Monetary (o Money) Theory (MMT) è una teoria economica eterodossa inquadrabile come post-keynesiana, studiata e divulgata da un gruppo di economisti che ruotano intorno al Centro per la Piena Occupazione e la Stabilità dei Prezzidell’Università del Missouri-Kansas City, finanziato dal suo fondatore Warren Mosler.
Caratteristica base della MMT è quella di creare un’economia sociale che funzioni davvero per la gente, rielaborando in chiave moderna gli insegnamenti del passato per sviluppare un’alternativa macroeconomica al sistema liberista imperante. Le restrizioni, i tagli salariali e i licenziamenti imposti dal liberismo, in nome del dogma del pareggio di bilancio, vengono rifiutate in blocco dalla MMT.
Uno Stato che emette una moneta sovrana non ha bisogno di finanziare la spesa pubblica avvalendosi delle tasse dei cittadini, perché può spendere a deficit (deficit spending). In altre parole, secondo la MMT tutta la spesa pubblica potenzialmente può essere finanziata dalla creazione di nuova moneta poiché, tecnicamente, nel sistema monetario moderno lo Stato non ha bisogno di farsi dare soldi dal settore privato per poter spendere. In questo contesto, per lo stato le tasse hanno la funzione di far accettare la propria moneta dandole valore, perché i cittadini, dovendo pagare le imposte con la moneta di Stato ne legittimano l’Istituzione. Se non ci fosse questo vincolo, nulla vieterebbe ai cittadini stessi di accumulare risparmio in valuta straniera (tecnica non a caso appannaggio della malavita organizzata che come é noto TENDE a non pagar tasse). Uno Stato dotato di moneta sovrana può invece spendere emettendo la propria valuta senza indebitarsi con nessuno, e le tasse restano in ultima istanza un meccanismo per regolare risparmio privato e inflazione. Addirittura la MMT arriva a concludere che si potrebbero eliminare tranquillamente i titoli di stato come strumento di politica monetaria e di finanziamento della spesa statale, eventualmente sostituendoli con dei depositi fruttiferi garantiti dallo stato stesso.
Un altro aspetto della teoria riguarda la bilancia dei pagamenti. Secondo alcuni economisti MMT un deficit persistente, in regime di moneta sovrana, é un qualcosa di accettabile e sostenibile, poiché al più questo comporterebbe una mera svalutazione della propria valuta, che però per effetto della forza riequilibratrice del mercato valutario, presto raggiungerebbe l'ideale punto di equilibrio per i fondamentali economici del paese. Inoltre, così facendo si possono importare beni e servizi che danno un contributo di ricchezza reale all'economia, senza per questo precludere il raggiungimento della piena occupazione. Il ragionamento ha un suo senso. Paesi come la Germania, per diventare forti esportatori, sono stati costretti a deprimere anzitutto la loro domanda interna, impoverendo di beni la popolazione, per poter esportare all'estero ciò che sarebbe potuto essere acquistato dai cittadini tedeschi. Secondo alcuni economisti MMT invece a tendere ci dovrebbe essere un equilibrio delle partite correnti, ma la questione é piuttosto dibattuta. Mosler ad esempio non vede limiti tecnici e cita spesso l'esempio degli USA e del loro elevatissimo deficit.
Il concetto innovativo è quello di finanza funzionale ovvero l’idea di come il governo dovrebbe gestire la propria politica fiscale in funzione del benessere pubblico, perché aspetti come l’ambiente, la sicurezza energetica, la sanità, il reddito degli anziani, la cultura e l’istruzione sono diritti inalienabili, tutelati dalla nostra costituzione e troppo importanti per essere lasciati in balia delle logiche del mercato. Questo é possibile senza vincoli monetari di sorta come i disastrosi parametri di Maastricht, poiché stando alla MMT é del tutto impossibile che uno stato a moneta sovrana sia costretto al default sul suo debito, e che pertanto non ci sono limiti tecnici alla sua capacità di spesa per la protezione e il benessere dei cittadini. L'unico limite sono le scelte politiche dei rispettivi governi, le cui scelte in materia di politica economica sono loro esclusiva responsabilità. Inutile e criminoso sventolare presunti "vincoli esterni", poiché non ce ne sono. Solo scelte politiche.

La MMT insomma ci dice che uno stato improntato su politiche sociali è tecnicamente possibile e sostiene a gran voce che il vero danno sociale é la disoccupazione, perché, riducendo il potenziale benessere economico prodotto dai lavoratori, viene a mancare il reddito e i disoccupati sono costretti ad emarginarsi dalla vita sociale, con conseguente peggioramento dei rapporti familiari, aumento delle violenze domestiche e dei divorzi. Pertanto, lo stato deve spendere tutto il necessario per garantire la piena occupazione, tramite programmi di lavoro garantito (PG o JG), che assorbono nei periodi di crisi la manodopera liberata dal settore privato, e la rilasciano in periodi di forte crescita. Questo perché la retribuzione dei programmi JG viene mantenuta ad arte leggermente inferiore rispetto a quella del mercato privato del lavoro.

***

La MMT ha avuto indubbiamente il pregio di attirare l'attenzione sul privilegio di cui gode il monopolista della moneta legale, cioè lo Stato, considerato come l'insieme del Tesoro e della Banca centrale (che vengono"consolidati"). Così come le banche non sono vincolate nel concedere i prestiti da precedenti depositi, allo stesso modo lo Stato non è vincolato dalle sue entrate (le tasse) nella spesa pubblica, se non nell'abominio tecnocratico dell'eurosistema. Sacrosanto.
La MMT ha dato un contributo inestimabile nell'abbattere il muro di omertà e fideismo apodittico dei dogmi dell'ortodossia conservatrice mainstream. 
Non fosse altro per l'enorme numero di attivisti che han raggiunto una superiore comprensione del problema anche grazie alla divulgazione della MMT, me incluso.
Del resto zio Keynes così diceva... Vi ricorda la tecnica di qualcuno? Tipo, che so, quella del PUD€... 
"Il credo conservatore per cui ci sono delle leggi della natura che impediscono agli uomini di essere assunti, che è sbagliato impiegare le persone e che è finanziariamente "oculato" mantenere un decimo della popolazione nell'ozio, è folle ed improbabile - il genere di cose a cui nessun uomo potrebbe credere, a meno che non gli sia stata rimbambita la mente con idee senza senso per anni e anni" (Keynes 1972, pag. 90-92).
Restando sul tecnico, la moneta legale è cioè un' "attività finanziaria netta" rispetto al sistema economico: come anche il padre della Teoria del Circuito Monetario Augusto Graziani rilevava, il debito intercorre infatti o tra il Tesoro e la Banca Centrale o tra il Tesoro e se stesso (come nel caso delle monete metalliche). In questo schema pertanto la spesa pubblica finanziata con l'emissione di nuova moneta precede dal punto di vista logico le tasse (che peraltro devono essere pagate in monetalegale), così come i prestiti precedono i depositi

E' innegabile che in molti paesi questo consolidamento non esiste e le banche centrali hanno vari limiti circa il finanziamento della spesa pubblica e l'acquisto di titoli di stato. Ma è altrettanto vero che tali limiti sono una degenerazione AUTOIMPOSTA della sovranità monetaria, in ottemperanza al principio dell'indipendenza delle banche centrali nato al fine dichiarato (e presunto, per quanto infondato) di controllare l'inflazione, piuttosto che per una reale necessità logica o economica.
Va comunque notato che il ruolo della moneta legale è legato per la maggioranza alla necessità del settore privato (in particolare le banche) di avere a disposizione una moneta emessa da un'autorità terza (la banca centrale) al fine di costituire le riserve necessarie ad estinguere i debiti tra soggetti che non possono ripagare le proprie passività con moneta loro stessi emessa (come sul mercato interbancario, ove le compensazioni di crediti e debiti vengono gestite esclusivamente in moneta legale).

Quindi, l'affermazione MMT per cui lo stato impone la moneta sovrana con le tasse andrebbe chiarita nel senso che esso impone l'uso di una certa valuta (l'euro, il dollaro, ecc.) tramite l'imposizione fiscale. Ma il valore della moneta legale va ben al di là della semplice possibilità di pagare le imposte. Oltretutto la moneta legale costituisce una piccola frazione degli aggregati monetari più ampi che oggi vengono considerati dalle banche centrali.Si noti anche che non sono poco comuni i casi di paesi in cui, pur esistendo una valuta nazionale, vengano accettate valute estere “pregiate” nei pagamenti. Questo valeva ad esempio per il marco e oggi vale per l'euro. La moneta legale, insomma, come ogni forma di moneta, vale per la fiducia che il possessore ha nell'autorità e nel potere dell'ente che la emette, come sicuramente gli stessi economisti MMT riconoscono. Può quindi capitare che i cittadini abbiano poca fiducia nella stabilità del valore della moneta emessa dalla banca centrale del proprio paese e quindi si rivolgano ad altri. Chi in questi periodi di incertezza dell'euro non ha investito in valuta straniera avendone la possibilità? Questo anche se tali valute non servono a pagare tasse.
Se da una parte è quindi corretto sostenere che lo stato visto come BC+Tesoro non ha bisogno né di tasse né di vendita al pubblico di titoli di stato per finanziare le sue spese, non possiamo dimenticare tutti gli altri effetti benefici delle tasse in un modello keynesiano. Per esempio, imposte fortemente progressive aumentano la propensione al consumo della popolazione e quindi il moltiplicatore della spesa stessa. Viceversa tasse fisse (ad es. se imponessimo un 50% su tutti i redditi), portano la maggiore spesa pubblica ad alimentare prevalentemente i profitti (il caso dell'amministrazione Reagan in USA é illuminante) e quindi il reddito delle classi benestanti,  con effetti nefasti su redistribuzione del reddito e disuguaglianza sociale, ma soprattutto causando instabilità macroeconomica evidentissima. E' soprattutto per questo che la MMT propone di finanziare prevalentemente i programmi di lavoro garantito rivolti ai disoccupati, in modo che la stessa spesa pubblica abbia un effetto riequilibrante. Ma questo a mio parere non è sufficiente, perché può contribuire ad alimentare un secondo problema: la bilancia commerciale dello stato.
Prendiamo un'economia aperta. Alimentare la domanda aggregata può alimentare maggiormente l'offerta estera piuttosto che quella interna, se la propensione alle importazioni è elevata, come nel caso odierno, ove per accumulo di differenziali di inflazione col centro-europa, il nostro cambio reale e quindi la competitività delle nostre merci sui mercati é gravemente compromessa

Aumentare ora come ora le possibilità di spesa dei privati porterebbe un peggioramento ulteriore della bilancia commerciale. Non si può infatti ritenere che la sola fluttuazione del tasso tasso di cambio sia in grado di limitare le importazioni e promuovere le esportazioni, vista la diversa sensibilità o elasticità ad esso di diverse economie. Senza parlare del fatto che il tasso di cambio è il risultato di un equilibrio nei mercati valutari internazionali, non nei mercati internazionali delle merci. E come sappiamo é in corso una vera e propria guerra valutaria, dove paesi come il Giappone hanno recentemente svalutato moltissimo, laddove USA e Cina paiono intenzionati a tirare il freno, il che potrebbe avere effetti nefasti e incontrollabili sulle bolle finanziarie esistenti in Cina. Potremmo letteralmente essere travolti da una seconda crisi paragonabile al crack Lehman

Nulla quindi assicura di per sé un equilibrio della bilancia commerciale, e in generale piuttosto che fidarmi dell'effetto di equilibrio indotto dal mercato (!!!!) preferirei infilarmi un crotalo affamato nelle mutande. Ovviamente, un'alta propensione alle importazioni come quella odierna non solo ridurrebbe molto l'effetto del moltiplicatore della spesa, dirottando parte della spesa sul settore estero, ma alimenterebbe il debito estero privato, che come sappiamo é tutto tranne che sostenibile...
Se ancora la crisi attuale non avesse evidenziato a sufficienza i rischi terribili dell'indebitamento privato, si consideri anche che a causa delle importazioni il debito estero può facilmente essere denominato in una valuta estera

Ad esempio il debito estero della Cina è per il 77% denominato in dollari. Essendo la Cina un paese fortemente esportatore, essa PER ORA non ha problemi a reperire dollari attraverso le esportazioni (anche se la crisi dell'eurozona, avendo notevoli ripercussioni sull'economia USA, potrebbe scombinare presto tale iano). Tuttavia per un paese importatore le cose sono molto differenti

Per ottenere dollari o altre valute strategiche a scopo di importazione,  gli stati e i privati (es. banche) talvolta emettono obbligazioni in valuta estera. 

L'affermazione MMT per cui uno stato con la sovranità monetaria non possa mai fallire è quindi, in ultima analisi, limitata da due vincoli:
  • il desiderio da parte del settore estero di ottenere la valuta del paese in questione
  • il mantenimento di surplus con l'estero che permettano di “ripagare” le importazioni.   
Si pensi al dollaro USA, citato continuamente come esempio dai sostenitori della MMT: gli Stati Uniti non hanno limiti finanziari pratici nel mantenere deficit con l'estero, essendo il paese che emette la principale moneta usate nei commerci internazionali, e possono oltretutto far valere l'enorme sicurezza dei propri titoli di stato, come pure la loro superiorità tattico-strategico-marziale a livello mondiale.Ma questa condizione non é appannaggio del mondo intero! Nel caso di economie disastrate come la Grecia nel caso tornasse alla dracma sovrana,il desiderio per essa dell'estero può tendere tranquillamente a zero, poiché nello stato in cui sono non vi é nulla di rilevante che il settore estero possa acquistare con quei soldi. I greci per riprendersi avranno sicuramente bisogno ANCHE di cospicui aiuti esteri, non solo della sovranità monetaria.In questo caso, un paese come la Grecia si potrebbe indebitare in valuta estera (sia il suo settore pubblico che quello privato) e quindi rischiare il default.Per minimizzare questo rischio si rendono necessarie opportune misure protezionistiche e di politica industriale, come ad esempio una strategia concordata con i partner commerciali di sostituzione delle importazioni (una forma di baratto internazionale). Per tutti questi motivi, le affermazioni di alcuni autori della MMT secondo cui le importazioni costituiscono una "ricchezza reale" e le esportazioni un "costo reale" per l'economia, sono corrette solo in senso puramente contabile e solo guardando al mercato delle merci. 

Nota:  con "reale" intendo “non-finanziario". Un bene importato che entra nell'economia come un'auto giapponese ne é un esempio, mentre la moneta usata per aquistarla appartiene al dominio "finanziario". 

Ma gli effetti sia finanziari che reali su menzionati rendono l'affermazione fuorviante come base di decisioni di politica economica. In altre parole, un deficit nella bilancia commerciale e dei pagamenti ha sempre un qualche effetto, reale o finanziario o una combinazione di entrambi i fattori, che andrebbe evitato.
Per quanto detto la scelta sulla forma del finanziamento (tasse progressive, titoli venduti al pubblico o emissione di nuova moneta) è anch'essa una scelta di politica economica che dipenderà dal livello attuale dell'imposizione fiscale, dalla propensione al consumo e dai livelli di diseguaglianza nei redditi, dalla volontà di proteggere i risparmi delle famiglie dall'inflazione, dal grado di liberalizzazione dei mercati finanziari e dei movimenti di capitali. Ad esempio, i titoli di stato che la MMT bolla come eliminabili sono a mio parere un insostituibile strumento di controllo dei tassi di interesse nel breve termine e della liquidità presente nel sistema e un modo per garantire una rendita sicura e aumentare la propensione al risparmio dei cittadini.Li si potrebbe sostituire con uno strumento analogo, ma allora perché diamine eliminarli in prima battuta?
Infine, trovo fondamentale ribadire che il deficit pubblico è efficace per uscire da una crisi SOLO a condizione che si trasformi in spesa aggiuntiva direttamente effettuata dallo Stato, e non lasciata ai privati, i quali, se non stimolati diversamente dallo stato, hanno sempre la possibilità di accumulare ricchezza, di investire all'estero o di speculare in borsa, accrescendo l'instabilità del sistema economico. 

Ad esempio, una spesa a deficit che finanzi una riduzione generalizzata dell'imposizione fiscale, bene che vada riduce l'indebitamento privato e aiuta ad alleggerire la posizione debitoria del sistema bancario, ma non è condizione sufficiente alla ripresa degli investimenti quando le aspettative degli investitori e dei consumatori sono negative e quindi la domanda aggregata è insufficiente a tornare alla piena occupazione. E' lo stesso identico motivo per cui in questo momento avere una BCE simile alla FED, attivare trasferimenti fiscali tra centro e periferia europea o implementare un reddito di cittadinanza ad minchiam avrebbero effetti nulli o addirittura nefasti per la stabilità del sistema economico nazionale. Anche in questo caso alcuni autori MMT, quando affermano che non esiste una crisi che non possa essere risolta con un adeguato taglio alle imposte o un aumento della spesa pubblica, sembrano non tenere conto dei possibili comportamenti dei privati, né delle caratteristiche strutturali dell'economia considerata. Le loro affermazioni vanno come minimo contestualizzate spiegate in ogni dettaglio, perché rilasciarle come dogmi assoluti anche solo in sede di divulgazione può essere MOLTO pericoloso e crea bene che vada aspettative errate e drastiche posizioni di principio tra i sostenitori della suddetta teoria."


http://mattiacorsini.blogspot.it/2013/06/m...tra-poveri.html

Edited by Arianna… - 1/11/2013, 16:22
 
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Proseguo con Alex Freedom, aderente al Movimento Per il Bene Comune ma anche partecipante al gruppo Me-mmt della sua regione.
I suoi dubbi, che riguardano fra l'altro un punto assai delicato (l'opportunità o meno di mantenere in piedi il debito pubblico, pur in condizioni di sovranità monetaria), sono riassunti in questo suo recentissimo post:

"La cosa fondamentale da affermare, quando si parla di recupero della sovranità monetaria, è che lo stato deve diventare il monopolista dell'emissione della valuta, quindi deve sparire il meccanismo di emissione dei titoli di stato dal processo di creazione del denaro.
Uno stato sovrano non deve avere debito pubblico, neanche nel caso in cui lo stesso non rappresenti un problema strettamente tecnico in termini di potenziale default.

Facciamo attenzione: non è sufficiente affermare (seppur correttamente) che se la banca centrale svolge un ruolo di sostegno diretto della al governo tramite la funzione di acquirente residuale dei titoli di stato, spariscono tutti i problemi: se ne risolve solo una parte (quella legata al potenziale default dello stato e quella legata alla possibilità di spesa dello stesso), ma ne rimane un'altra altrettanto importante, e cioè quella legata:
- da un lato alla concentrazione di denaro e di potere;
- dall'altro all'obbligo implicito di continua espansione della base monetaria, che quindi di fatto viene sottratta al controllo governativo.
Questo perché, se da un lato è vero che lo stato potrà sempre onorare i propri pagamenti, è altrettanto vero che ciò potrà avvenire esclusivamente mediante la continua emissione di nuovo debito, che va ad aggiungersi al precedente (quando viene creato nuovo denaro tramite l'emissione di titoli di stato, la quota necessaria a coprire l'interesse su tali titoli non viene creata contemporaneamente, e ciò comporta necessariamente che l'offerta di moneta dovrà sempre crescere esponenzialmente solamente per coprire l'interesse dovuto sul denaro già esistente).
Questo genera un arricchimento spropositato dei banchieri internazionali. Infatti ogni anno centinaia di miliardi di dollari di profitti vengono fatti dagli istituti bancari prestando denaro ai governi (tramite la compravendita di titoli di stato).
L’elite bancaria internazionale è diventata così favolosamente ricca semplicemente ottenendo il controllo dell’emissione delle monete nazionali, intrappolando i grandi governi nazionali in una colossale spirale di debito.

Pertanto, anche se è giusto e doveroso spiegare che da un punto di vista tecnico un debito di questo tipo non rappresenta un problema in termini di solvibilità, credo sia altrettanto giusto e doveroso comprendere le implicazioni in termini di potere (con potenziali ricatti politici) e concentrazione di denaro che questo sistema comporta.
Il problema del debito pubblico semplicemente è quello di non poter essere fermato con il sistema corrente. Il debito pubblico è stato matematicamente progettato per espandersi per sempre!
Per questo le banche centrali dovrebbero diventare semplicemente uffici governativi che svolgono semplicemente il ruolo di tesoreria.

Strettamente (molto strettamente) legata a questo meccanismo, è la gestione dell'intero sistema bancario: infatti oggi anche le banche cosiddette commerciali hanno il potere di inventare denaro dal nulla e, pur trattandosi di un tipo di denaro diverso da quello creato dallo stato (dal punto di vista del cittadino quest'ultimo è moneta ad alto potenziale, mentre l'altro è un credito bilanciato da un debito, in quanto i prestiti vanno restituiti), comporta in ogni caso l'aumento di liquidità in circolazione e quindi sottrae il controllo della base monetaria allo stato, che quindi avrà molta difficoltà a gestire la spesa pubblica senza generare inflazione (immaginiamo che in un determinato momento lo stato valuti che la moneta in circolo è sufficiente a garantire la piena occupazione e che quindi decida di non fare ulteriore deficit: il sistema bancario potrebbe decidere di elargire una massiccia quantità di prestiti inondando di liquidità il paese).
Ciò inoltre contribuisce enormemente al meccanismo di concentrazione di capitale e potere: il potere di creare denaro concesso al sistema bancario, infatti, ha contribuito fortemente alla costituzione delle multinazionali, che invece avrebbero avuto per lo meno qualche difficoltà in più se tutto il meccanismo di creazione del denaro stesso fosse gestito dal potere pubblico.
Lo stato deve essere in grado di gestire e controllare la politica economica e monetaria e la quantità di moneta in circolazione. Non può e non deve esistere un meccanismo che permetta ad alcuni soggetti di interferire con la piena sovranità monetaria, perché altrimenti questi soggetti comanderanno il mondo.
"


Edited by Arianna… - 2/11/2013, 02:44
 
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Ancora Alex Freedom, invitato da Angelo Carbone a dare un'occhiata alla legge bancaria mussoliniana del 1936:

Ho dato un'occhiata alla Legge del 1936... già sarebbe un bel risultato da ottenere. Provo a spiegare dove andrei oltre: io non condivido che l'emissione di moneta venga affidata ad un istituto diverso dallo Stato (sia pur congegnato come definito nel testo di Legge) perché potenzialmente ha già le basi per arrivare alla situazione che viviamo oggi.
A mio avviso il baco del debito deve essere estirpato definitivamente (per me non dovrebbe esistere neanche come partita di giro perché è già potenzialmente pericolosa e in ogni caso obbliga ad un'emissione di moneta superiore al necessario perché implica la quota per gli interessi).
Ti scrivo come strutturerei io, magari fammi sapere se ti trovi d'accordo o, in caso contrario, cosa non condividi della mia proposta.
Va sancito e realizzato in modo definitivo il concetto di sovranità monetaria: lo Stato deve essere l’unico monopolista legale di creazione/emissione del denaro.

Perché ciò avvenga è necessario abolire definitivamente la creazione di debito pubblico, stabilendo una volta per tutte che lo Stato deve creare direttamente il denaro che ha bisogno di spendere, senza passare dall’emissione di Titoli di Stato. Questi ultimi sono infatti un retaggio anacronistico appartenente al sistema del gold-standard (piuttosto che convertire il denaro in oro si preferiva riconoscere un interesse sulla moneta posseduta), che porta con sé conseguenze molto negative sul sistema economico di un paese: il debito pubblico, anche laddove non rappresenti un problema strettamente tecnico in termini di potenziale default, comporta da un lato la concentrazione di denaro e di potere in poche mani e dall'altro l'obbligo implicito di continua espansione della base monetaria, che quindi di fatto viene sottratta al controllo governativo.
Se infatti è vero che lo Stato potrà sempre onorare i propri pagamenti, è altrettanto vero che ciò potrà avvenire esclusivamente mediante la continua emissione di nuovo debito che va ad aggiungersi al precedente (quando viene creato nuovo denaro tramite l'emissione di titoli di stato, la quota necessaria a coprire l'interesse su tali titoli non viene creata contemporaneamente e ciò comporta necessariamente che l'offerta di moneta dovrà sempre crescere esponenzialmente solamente per coprire l'interesse dovuto sul denaro già esistente). Questo genera un arricchimento spropositato dei banchieri internazionali. Infatti ogni anno vengono fatti centinaia di miliardi di dollari di profitti dagli istituti bancari prestando denaro ai governi (tramite la compravendita di titoli di stato). L’elite bancaria internazionale è diventata così favolosamente ricca semplicemente ottenendo il controllo dell’emissione delle monete nazionali intrappolando i grandi governi nazionali in una colossale spirale di debito.
Inoltre, questo continuo obbligo di espansione della base monetaria comporta necessariamente una voce di spesa per interessi passivi sullo stesso, che è la parte di spesa più negativa perché non legata a beni e servizi reali.
La diretta, o per lo meno fortemente rischiosa, conseguenza è un’inflazione quasi automatica, proprio perché il denaro necessario al pagamento degli interessi non è correlato a beni e servizi reali.
Infine, un altro importante rischio potenziale collegato all’esistenza del debito pubblico è rappresentato dalla possibile presenza di ricatti politici legati al livello del debito: un esempio concreto è rappresentato dal caso degli Stati Uniti, che sono stati più volte vicini al default ed hanno avuto una settimana di shutdown (paralisi completa di tutto il settore pubblico) proprio a causa del mancato accordo sul tetto del debito.
Per tutte queste ragioni, lo Stato dovrà emettere direttamente la propria valuta, totalmente esente da debito.
Riguardo al sistema bancario commerciale la vedo così.
Premesso che l’attività di concessione del credito è fondamentale nell’economia di un paese (oggi il cosiddetto credit crunch sta soffocando tantissime attività produttive), va ridefinito tutto il sistema bancario, innanzitutto reintroducendo la legge che separi le banche commerciali dalle banche d'affari e speculazione, per tutelare i risparmi dei cittadini, ma prevedendo anche l’eliminazione del potere di creare denaro dal nulla per gli istituti bancari privati.
In virtù del principio sopraesposto, secondo il quale lo Stato deve essere l’unico monopolista legale di creazione/emissione del denaro, le banche commerciali svolgeranno prevalentemente funzioni di deposito del denaro, nonché di sportello, bancomat ecc., e potranno concedere prestiti solo mediante l’utilizzo di capitale proprio, avendo quindi l’obbligo di mantenere una riserva del 100% o sottoscrivendo accordi con i propri correntisti che decidessero di partecipare all’attività di concessione del credito tramite i propri risparmi.
L’attività di prestito attraverso nuova creazione di denaro (ad. esempio la concessione di mutui o le aperture di credito alle imprese ecc.) verrà svolta direttamente dallo Stato, attraverso Istituti pubblici.
In questo modo lo Stato stesso potrà coordinare questa attività con quella di emissione primaria, evitando pericolosi rischi in termini di inflazione, concentrazione di denaro e di potere.


Edited by Arianna… - 2/11/2013, 18:32
 
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Intanto è intervenuto nel dibattito niente meno che Warren Mosler in persona, mister Me-mmt, per dare la sua definizione di sovranità monetaria e fare una precisazione:

"It's about the issuer of the currency spending first and then collecting his own money back as taxing or borrowing".
"La sovranità monetaria consiste nel fatto che l'emittente della moneta spende per primo e poi si riprende indietro i propri soldi sotto forma di tasse o prestiti".

"Remember too that the govt is spending its own tax credit. and these outstanding tax credits- credits spent buy not yet used for payment of taxes- are what's called the debt, especially when the govt decides to pay interest on them. But once recognized as the simple outstanding tax credits that they are, the idea of 'paying it back' becomes inapplicable."
"Ricordate anche che il Governo spende il proprio credito d'imposta. E questi crediti fiscali eccedenti - crediti spesi ma non ancora utilizzati per il pagamento di imposte - sono ciò che è chiamato debito, soprattutto quando il Governo decide di pagare gli interessi su di essi. Ma una volta riconosciuti per quello che sono, cioè semplici crediti fiscali eccedenti, l'idea di 'ripagarli' diventa inapplicabile."


Molto interessante la risposta di Lorenzo Carità Morelli (gruppo Epic):

"C'è un cortocircuito nel pensiero "di Alex", ma anche nel pensiero mmt.
Un deficit è la situazione di bilancio pubblico in cui le uscite eccedono le entrate (non le tasse, ma le entrate).
Parliamo di entrate e uscite non "dall'etere", ma dai conti di riserva dello stato.
Il deficit anticiclico ha senso se siamo in un modello in cui il titolo di stato (tds) è l'unico metodo di finanziamento del deficit. Ma noi tutti qui sappiamo che il tds è uno strumento di politica monetaria e di risparmio che è svincolato dalla funzione di reperimento di moneta da spendere.
Tutti sappiamo che lo Stato (sovrano, N.d.R.) la moneta da spendere la può creare dal nulla accreditandola.
A 'sto punto c'è un cortocircuito logico! Non ha più senso parlare di deficit anticiclico! Lo Stato può accreditarsi nel suo conto (quindi in entrata) le cifre che prevede di spendere (uscite previste). Questo mi sembra logico. Poiché è logico un sistema in cui la spesa avviene addebitandosi un conto proprio, perdio!
Separatamente da ciò, cioè dalla funzione di spesa e di politica fiscale, Lo Stato può emettere tds come strumento pubblico di risparmio e come politica monetaria, e non come strumento di deficit.
Ne può risultare "per assurdo" un bilancio perfino in pareggio, anche nel caso in cui G>T (la spesa pubblica sia maggiore delle tasse), e in presenza di x miliardi annui di tds."
 
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Segnalo anche un magnifico contributo scovato da Alessandra MA, che ringrazio: una risposta "definitiva" di Randall Wray ed Eric Tymoigne alle critiche mosse alla MMT.
E' in inglese, ed è molto lungo, ma vale oro:
www.levyinstitute.org/pubs/wp_778.pdf
 
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Alex Freedom:
Cito il documento tratto dal sito MeMMT.info intitolato "Come si finanziava l'Italia prima del divorzio...": "Prima del divorzio i canali di finanziamento del Tesoro presso la Banca d’Italia erano sostanzialmente due. Il primo era il cosiddetto Conto corrente di Tesoreria. Esso era un vero e proprio conto corrente bancario detenuto dal Tesoro presso la Banca d’Italia già a partire dal dopoguerra [...] I provvedimenti del 1948 prevedevano che ogni qual volta dalla situazione mensile della Banca d’Italia risultasse uno sbilancio a debito del Tesoro superiore al limite prestabilito la Banca stessa ne desse comunicazione immediata al Ministro del Tesoro per gli opportuni provvedimenti. Qualora l’indebitamento al Tesoro non fosse rientrato nei limiti di legge entro 20 giorni dalla suddetta comunicazione, la Banca d’Italia non doveva dare corso a ulteriori pagamenti di tesoreria fino a quando, a seguito di introiti o versamenti fatti dallo stesso Tesoro, lo sbilancio del conto corrente non fosse rientrato nel limite [...] In pratica, come ricorda l’attuale Presidente della Bce, Mario Draghi, il Tesoro aveva la possibilità di attingere a un’apertura di credito di conto corrente presso la Banca per il 14 per cento delle spese iscritte in bilancio il Tesoro poteva spendere sopra le proprie entrate utilizzando un ‘diritto di scoperto’ sul conto accentrato presso l’Istituto di emissione; diritto consentito fino al 14 per cento della spesa di bilancio. Il secondo canale di finanziamento del Tesoro presso la Banca d’Italia fu introdotto con la riforma del mercato dei Bot (Buoni ordinari del Tesoro) del 1975. A partire da quella data, come ricorda il solito Draghi, la Banca d’Italia si era impegnata ad acquistare alle aste tutti i titoli non collocati presso il pubblico, finanziando quindi gli ampi disavanzi del Tesoro con emissione di base monetaria”.
A me sembra che né l'uno né l'altro sistema di finanziamento corrisponda ad un accredito diretto da parte dello Stato nei conti correnti tramite creazione tout court di denaro: nel primo caso infatti si tratta di una linea di credito in scoperto di c/c che va ripianato con le entrate (quindi non c'e nuova creazione di denaro al netto, ma solo un anticipo di spesa, che peraltro ha un limite), nel secondo si tratta della classica emissione di TDS legati alla creazione di nuova moneta. Io sostengo invece che lo Stato debba spendere creando nuova moneta senza passare dai TDS che implicano il meccanismo del debito, sulle cui conseguenze negative mi sono più volte espresso.
Io ritengo che l'affidamento ad un isitituto terzo del monopolio di emissione della valuta costituisca una sottrazione di sovranità monetaria allo stato. Spero di aver chiarito il dubbio sul cortocircuito a cui facevi riferimento, se invece trovi altre imprecisioni nel mio ragionamento magari fammele notare così imparo cose nuove.

Lorenzo Carità Morelli:
Quell'articolo è molto interessante, Alex, ma infatti non esiste la creazione di denaro elettronico da parte dello stato. La legge attualmente permette al tesoro solo creazione di monete e in alcuni casi banconote. Lo stato, qualsiasi, con o senza sovranità, spendendo accredita al netto i depositi bancari in aggregato, e le riserve bancarie in aggregato, che è diverso, perchè non crea niente, ma addebita il suo conto di riserva..il punto quindi si sposta da un'altra parte.. come si accredita il conto di riserva dello stato?!... qui c'è un cortocircuito logico.

Alex Freedom:
A mio avviso dovrebbe esistere la creazione di denaro elettronico da parte dollo stato (questa è quella che ioo chiamo piena sovranità monetaria) Detto ciò, però, mi interessa molto seguire il tuo ragionamento (io sono una persona che ha grossa sete di sapere, per cui se riusciamo ad approfondire bene insieme ne sono felicissimo!!!)... ok, il punto passa a "come si accredita il conto di riserva dello stato?" Mi pare di capire che si accredita o con le entrate (tasse ecc...) o con l'emissione di TDS. Mi sbaglio io? E' interessante capire perché qui sta il nodo centrale della questione.

Lorenzo Carità Morelli:
Sì, al momento è così che si accredita il conto del tesoro, anche se mmt ti dice che la tassa è moneta dei depositi bancari e sparisce dai depositi aggregati. Ma in realtà allo stesso tempo l'imposizione stessa provoca movimentazione delle riserve dalla banca al conto del tesoro!
Un accreditamento del conto del tesoro è un'entrata nel bilancio, un addebitamento del conto del tesoro è un'uscita. la mmt non spiega come funzionerebbe la spesa in caso di creazione di denaro elettronico ex novo da parte del tesoro... per me lo strumento tds ha una sua utilità invece anche come possibile metodo di "copertura" del deficit in quanto vi è un minore impatto potenziale dato dall'aumento di moneta ad ogni voce di "spesa extra gettito", specialmente in fase di espansione.

Alex Freedom:
Bene! Credo che abbiamo centrato il punto. Questa modalità di spesa e conseguente accreditamento del conto del tesoro porta con sé tutti quesgli elementi pericolossisimi e negativi che ho illustrato nel mio post iniziale. Gli hai dato un'occhiata? Condividi i rischi che evidenzio io? Poi, se in determinati momenti storici uno stato dotato del monopolio di emissione del denaro decida per altri motivi/scopi (che comprendo molto bene, ad esempio stimolare i cittadini affinché il risparmio privato rimanga nei confini dello stato anziché andare all'estero) di emettere TDS è un altro conto. L'importante è che il sistema monetario non sia strutturato in un modo tale da implicare matematicamente un debito progettato per espandersi per sempre. Rimando al post iniziale per l'analisi di tutti gli impatti/conseguenze che un sistema di questo tipo implica per spiegare la mia fermezza nel volerlo cambiare radicalmente!
 
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view post Posted on 4/11/2013, 09:26     +1   -1
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Interviene Franco Trinca, coordinatore di Movimento Societas:

IL VERO NODO DA SCIOGLIERE: DIVERSI MODI D’INTENDERE LA SOVRANITÀ MONETARIA

Breve premessa


In Italia (e non solo) è emersa la forte consapevolezza, in vasti strati della popolazione, che la devastante crisi che sta disarticolando e distruggendo il tessuto economico-sociale della Nazione non è solo dovuta ad una classe politica corrotta e inetta e neanche ad una generica “crisi ciclica dei mercati”, ma deriva viceversa da un preciso Progetto di Potere Mondialista, perseguito da potentati finanziari-monopolistici, articolato anche in lobby elitarie infiltrate in ogni ganglio della vita politica e istituzionale italiana ed europea.
All’interno di questa analisi la creazione e l’attività della UE, della BCE e dell’euro emergono come potenti strumenti centralizzati di dominio politico economico dei popoli e degli Stati Nazionali, svuotati sempre più di ogni reale potere effettivo di governo dell’economia produttiva e della politica economica-finanziaria.
Da questa sintetica base comune di analisi, sono sorti Movimenti, Associazioni pagine facebook e volontà individuali che cercano di coagularsi in un Progetto politico-economico-sociale ed anche elettorale, incardinato sul concetto e rivendicazione di riprendersi la Sovranità Nazionale usurpata dai potentati finanziari-monopolistici già descritti.
La Rete dei Movimenti Sovranisti Lira è espressione qualificata di questo positivo processo di “Rivoluzione Democratica”, ancorata a precisi valori etici (totale Sovranità dello Stato, economia al servizio del Bene comune, piena occupazione, sviluppo eco-sostenibile, ecc..) e può svolgere un importante ruolo di aggregazione politica, sociale ed elettorale, purché sappia amalgamare in una sintesi unitaria le diverse “anime” che la costituiscono.
La chiarezza nell’individuare e nell’esporre in modo costruttivo le rispettive tesi, incluse le serene osservazioni critiche di quelle altrui, è un requisito fondamentale del processo unitario in atto.

UN MODO SEMPLICE E COERENTE D’INTENDERE LA SOVRANITÀ MONETARIA

Partendo dal principio che mi sembra condiviso da tutti i soggetti partecipanti alla Rete dei Movimenti Sovranisti Lira, secondo cui non c’è vera sovranità di uno Stato senza il controllo effettivo anche della Sovranità monetaria, necessaria per governare i processi di macro-economia entro cui si svolge l’attività produttiva della società e dei singoli produttori-consumatori, non possiamo negare che all’interno del Movimento si confrontano due principali “matrici teoriche” economiche e istituzionali su come sia meglio, o possibile, realizzare effettivamente ed in modo coerente tale principio di Sovranità statale ed economica.
La questione principale ruota attorno a due nodi cruciali:
1) NATURA GIURIDICA e PROPRIETÀ della Banca Centrale;
2) ruolo delle banche secondarie (commerciali o d’investimento) nell’architettura statuale e finanziaria dell’ Italia “liberata”.

Una delle principali posizioni in campo, sostenuta anche da Movimento Societas, sostiene che la moneta nazionale, al momento della sua creazione, sia di TOTALE PROPRIETÀ PUBBLICA e PRIVA DI QUALUNQUE FORMA DI DEBITO e che la Banca centrale sia “semplicemente” un Ente Statale che, in stretto coordinamento col Ministero del Tesoro e con l’attività di indirizzo economico del Governo (etico, se gli italiani consapevoli e i loro Movimenti e Associazioni sapranno svolgere un effettivo ruolo “politico democr-etico” partecipativo e di controllo), gestirà in regime di completo monopolio l’emissione monetaria, nei modi e quantitativi saggiamente finalizzati allo sviluppo delle potenzialità delle “forze produttive” nazionali e alla piena e dignitosa occupazione dei lavoratori.
Inoltre, accanto alla Banca Centrale Nazionale così riformata, dovrà essere istituito un sistema bancario di Stato totalmente pubblico che, secondo questo punto di vista, svolgerà con le sue succursali comunali tutte le funzioni di: raccolta e gestione del risparmio, credito alle aziende, alle famiglie e ai singoli cittadini, servizi di sportello vari, ecc..
Specifico che, almeno per quanto riguarda Movimento Societas, tale funzione centralizzata dovrà essere “temperata” da una organizzazione federativa del nuovo Stato, più vicina quindi alle realtà locali e alle loro esigenze di sviluppo economico-sociale e che preveda anche la partecipazione istituzionale ai processi consultivi e decisionali delle categorie produttive e dei lavoratori.
Eventuali banche commerciali e/o d’investimento private, la cui funzione dovrà naturalmente tornare ad essere ben distinta con il ripristino di una legge sulla separazione bancaria, avranno la possibilità di agire in modo concorrenziale nel finanziamento di attività produttive, commerciali e anche private (come acquisto di immobili o altro, ecc..), ma con il preciso limite di utilizzare esclusivamente CAPITALI DI PROPRIETÀ INTERAMENTE VERSATI, senza alcuna possibilità di sfruttare meccanismi di “riserva frazionaria” o comunque di “nuova creazione di denaro dal nulla”, cosa che fra l’altro corrisponderebbero al privilegio di “creare indebita ricchezza” e sarebbero inoltre portatori di inevitabili effetti inflattivi dovuti al moltiplicarsi di “potere d’acquisto” circolante, facoltà riservata esclusivamente allo Stato per finalità di Bene collettivo.
Posta con chiarezza quella che a noi sembra la forma più coerente di Sovranità monetaria, avente il pregio di prevenire alla radice il riformarsi di potentati finanziari capaci di mettere a rischio la democrazia e la sopravvivenza stessa della Nazione e del futuro sociale degli italiani e anticipato che la riforma bancaria-monetaria non esaurisce la necessità di garantire una vera “democrazia economica e politica”, rimanendo sul tappeto la riorganizzazione del sistema produttivo (nei suoi vari comparti, dall’agricoltura all’industria, ecc..) in senso antiglobalista, avverso allo strapotere monopolistico delle multinazionali e fortemente radicato sul territorio nazionale e per soddisfare le esigenze del mercato interno (senza ovviamente escludere le esportazioni), lascio volentieri la risposta a chi vorrà illustrare con altrettanta serenità e chiarezza un diverso modo di intendere la Sovranità monetaria.
 
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view post Posted on 15/11/2013, 23:38     +1   -1
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La critica (benevola e costruttiva) di Alessandro Trinca alla MMT, a proposito del tema cruciale dell'emissione monetaria, è integralmente leggibile qui:
http://sollevazione.blogspot.it/2013/11/ch...na-critica.html
 
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view post Posted on 18/11/2013, 19:00     +1   -1

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aliena economic hub
Traductions française des textes de différents économistes de langue anglaise, qui se consacrent a l'étude de la Modern Money Theory (MMT).
(mi scuso ma non riesco a inserire l'url del sito)
 
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view post Posted on 22/11/2013, 23:10     +1   -1
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Grazie mille della segnalazione, lo inserisco io :) :
http://alienaeconomics.blogspot.it/
 
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10 replies since 1/11/2013, 11:41   553 views
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