Economia e Potere

Arriva il MES, [e con esso la schiavitù]

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view post Posted on 7/4/2013, 10:06     +1   -1
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COS’E’ IL TRATTATO EUROPEO MES:
L’ULTIMO TASSELLO
DI UN MACRO STATO ASSOLUTISTICO
GOVERNATO DA UN’ARISTOCRAZIA FINANZIARIA



di Paola Ghini e Valentina Serru
Campagna “No al Patto dell’Euro, per un’Europa dei Beni Comuni”
Info: [email protected]

“Con il presente trattato le parti contraenti istituiscono tra loro un’istituzione finanziaria internazionale denominata il "meccanismo europeo di stabilità" ("MES").”

Così inizia il Trattato europeo MES (Meccanismo di Stabilità Europea) firmato da Mario Monti a Bruxelles il 2 febbraio 2012: con l’istituzione di un mostro giuridico, ovvero un istituto finanziario intergovernativo con funzione pubblica di governo economico sull’euro-zona, ma personalità di diritto privato con scopo di lucro. Oggi il MES è giunto in parlamento come Progetto di Legge n. 2914. E’ nostro parere che sia necessario non ratificarlo. Dimostreremo infatti che il MES, insieme all’altro trattato suo gemello, il Fiscal Compact, costituiscono l’ultima tappa per la deposizione degli stati di euro-zona e loro sostituzione con un macro-stato retto con poteri assoluti dalle élite finanziarie, tramite la Commissione Europea.

La Commissione Europea, unico organo propositivo e deliberante sui testi dei trattati, si è insinuata nelle pieghe del deficit democratico dell’organizzazione dell’UE per assegnare a se stessa il governo economico e monetario dell’euro-zona, per cui i poteri legislativo ed esecutivo si sommano nello stesso organo non elettivo. Siamo in flagrante contrasto con il principio democratico della separazione dei poteri. La Commissione ha scelto la via dei trattati per escludere il Parlamento europeo (unico organo elettivo europeo) dalle trattative politiche.
Dimostreremo che tutta l’operazione “governance di euro-zona” realizza gli interessi dell’élite finanziaria e meriterebbe un’indagine come azione di usurpazione di potere politico. Ad oggi si ha notizia di 120 denunce consegnate in altrettante procure italiane.

La strategia legislativa per impossessarsi dell’euro-zona si è concretizzata attraverso due azioni:
- sottrazione delle sovranità degli stati trasferita ai massimi organi europei privatizzati;
- cancellazione di un’intera porzione di opzioni di politica economica.


1. Sottrazione delle sovranità degli stati trasferita ai massimi organi europei privatizzati

Il MES è un istituto finanziario, di prestito e investimenti, intergovernativo, di personalità giuridica di diritto privato con scopo di lucro, ma con funzione pubblica di governo economico vincolante e sanzionante; sostituisce il precedente “fondo salva-stati” che era solo un organo di coordinamento.
Il MES è sovranazionale, fuori dal controllo popolare e sottoposto alla volontà deliberativa della Commissione Europea. Il MES è un’agenzia per il ritiro forzato di risorse pubbliche degli stati e loro trasferimento ai fondi di investimento interni (privati). Esso ha piena capacità e personalità giuridica, può acquisire e alienare beni, stipulare contratti e accordi (Art. 32). Inoltre lo scopo di lucro è garantito dall’art.23 che consente di distribuire un dividendo (in base all’apporto di capitale) ai membri ove il capitale e il fondo di riserva superino il livello di capacità di erogazione dei prestiti. Laddove la Commissione risulta essere l’organo legiferante dell’Euro-zona, non riconosciuto e non legittimato dal popolo, il MES ne è l’agenzia di amministrazione fondi. Le decisioni del MES sono vincolanti per i 17 stati aderenti e gli stati disubbidienti subiscono pesanti sanzioni economiche ed esclusione dal voto. Inoltre nel trattato non sono stabilite le possibilità di recesso.
La sua natura privatistica si somma a una serie di immunità e privilegi tali da portare il MES al di sopra di ogni istituzione politica e giudiziaria esistente (Artt. 32, 34 e 35). I suoi governatori, come del resto tutte le altre cariche (CDA, Presidente, dipendenti) godono di immunità giudiziaria finché agiscono nell’esercizio delle loro funzioni. Luoghi e documenti sono inviolabili ad opera di nessun organo giudiziario. I verbali, i documenti prodotti, gli archivi non sono pubblici. La fedeltà e la complicità rispetto alle azioni intraprese dal MES è assicurata con la garanzia di totale esenzione fiscale per governatori , amministratori e dipendenti. Il MES ha un consiglio dei governatori composto da persone del Ministero delle Finanze dei paesi membro, cioè dell’esecutivo, non elettive. Nel momento in cui queste persone assumono anche il ruolo nel MES, il loro incarico nel MES prevale su quello del governo del proprio paese membro, con rovesciamento della gerarchia stabilita dalla Costituzione Italiana.
Il MES propaganda la sua funzione “salva-economia”, ma si basa su principi economici distruttivi del tessuto sociale ed economico. Le linee guida del MES sono riportate dalla norma europea “madre” dei due trattati europei 2012, con cui si precisa il “Progetto Europa 2020: la “strada verso il Bangladesh”, ovvero abbassamenti salariali a livelli di terzo mondo, fallimento dell’economia reale, deflazione galoppante e dirottamento di tutte le risorse pubbliche dell’euro-zona verso le lobby, tramite l’istituzione di rapporti di usura a danno degli stati.
La sottrazione della sovranità economica e monetaria dallo Stato inizia con il Trattato di Maastricht del 1992
, patto di Stabilità e controllo della moneta da parte delle banche. Con la legge Carli-Amato del 1992, sono privatizzati gli istituti di credito, compresa la Banca d’Italia, la cui proprietà viene trasferita al 95% a banche private che dovrebbe controllare. Tali istituti cessano di essere il braccio bancario del Tesoro per acquisire totale autonomia di scelta e scopo di lucro. Sempre nel 1992 con la legge 82 viene stabilito che il tasso ufficiale di sconto da cui dipende il costo del denaro debba essere determinato dalla Banca d’Italia senza concordarlo con lo Stato. Inoltre con Decreto Ministeriale 565/1995 viene disposto il segreto sugli atti, interni o internazionali, concernenti la politica monetaria, finanziaria. Lo stesso accade relativamente a molte altre banche centrali europee. Fino a quel momento, ricordiamolo, lo stato italiano, con un semplice atto normativo, poteva dare ordine alla sua banca di emettere dal nulla il denaro necessario a coprire i servizi pubblici, il wellfare e il dovuto a imprese per commesse. Si trovano facilmente finanziarie degli anni ’80 che semplicemente stabiliscono le emissioni dal nulla necessarie ai bilanci pubblici.
Dopo il 1992, e il 2002 in particolare, questa possibilità sparisce. Nel Sistema Europeo delle Banche Centrali, tutti emettono denaro dal nulla tranne gli stati di euro-zona. Lo fa la BCE, lo fanno le più grandi banche commerciali e finanziarie, ma gli stati di Euro-zona no: essi non possono neanche scegliere di pagarsi un caffè. La Banca Centrale Europea che emette per prima il denaro dal nulla, completamente fuori dal controllo politico e amministrativo degli stati. Essa li trasferisce direttamente a banche private, le quali pure possono emettere denaro anche dal nulla, sia per pareggiare i conti interbancari sia come condizione incentivante qualora acquistino i titoli di stato. Invece gli stati sono all’ultimo gradino, come i comuni cittadini: si procurano il denaro andando a implorare le banche private che l’avevano comprato dalla BCE, pagandovi interessi sempre più alti (oggi sfiorano l’8%). L’atto di acquisto di denaro su interesse da parte dello stato è la vendita di titoli di stato: privati investitori aprono conti a scadenza presso il Tesoro e conferiscono liquidità alle casse del Tesoro, cioè agli stati, i quali però, a scadenza dei titoli, devono restituire con gli interessi. Il debito monetario oggi costituisce la maggior parte del debito pubblico e deve essere restituito. Questo è il rapporto di usura di primo livello.
Il MES costruisce un rapporto di usura di secondo livello: i prestiti erogati dal MES sono effettuati tramite denaro pubblico già “ipotecato”. Inoltre, vincola i “prestiti” alla condizione che i governi di euro-zona trasformino l’economia reale nazionale in un aereo in rotta di collisione. Approfondiamo l’usura di secondo livello e lasciamo la “condizionalità” a fine capitolo.
Perché prestiti con denaro pubblico già “ipotecato”?
Come istituto finanziario, il MES ha necessità di capitali di base. Esso allora agisce ritirando periodicamente e illimitatamente capitali pubblici dagli stati di euro-zona aderenti. Con questi stessi, il MES concede liquidità ai membri del MES o a entità terze. Il MES, tuttavia, concede liquidità non con procedimento di semplice distribuzione, ma a debito, cioè restituisce agli stati entro rapporti di prestito su interesse (come è chiarito all’Art.5, comma h). Facendo un esempio, lo stato di euro-zona si priva, in anticipo rispetto alla necessità, di fondi pubblici di entità variabile nell’ordine di decine e decine di miliardi (come vedremo non vi sono limitazioni alla contribuzione obbligatoria). Nel momento in cui lo stato si trova in necessità di liquidi (per semplificare diremo 100 Euro), si rivolgerà al MES il quale può scegliere di prestare (oppure no, come vedremo) i 100 richiesti per poi ritirare a scadenza 100 + x a causa degli interessi. Lo stato dunque si trova inevitabilmente a incrementare il suo debito anziché alleviarlo.
La seconda modalità di usura di secondo livello consiste in prestiti agli stati che avvengono acquistando titoli di loro emissione. Questi titoli sono acquistabili sul mercato primario, cioè freschi di emissione (Art.17, par.1): il MES, con lo stesso denaro requisito precedentemente dagli stati, immette liquidi di nuovo in un conto presso il Tesoro caricandolo questa volta di interesse. E’ come se una persona, avendo pescato un pesce, lo consegnasse a un estraneo che poi potesse scegliere di restituirglielo facendoglielo pagare, nel momento in cui avessimo fame. Il MES può acquistare i titoli di stato anche sul mercato secondario (ossia da privati).
Tutto ciò, solo apparentemente facilita agli stati il piazzamento sul mercato dei propri titoli, specialmente per i cosidetti “PIIGS”: l’accesso all’assistenza finanziaria del MES non è garantita, ma dipende, come vedremo all’Art.12, dalla discrezionalità incontrollata di Commissione Europea, BCE e FMI che potrebbero favorire questo o quello stato (Art. 4). Dunque, nella questione “acquisto di titoli di stato”, il MES potrebbe utilizzare arbitrariamente i fondi comuni per favorire alcuni titoli di stato, ad esempio, di Germania e Francia, ignorando i titoli di stato italiani, greci e spagnoli.
Il MES nasce per nidificare in mezzo al sistema speculativo. Potrà stipulare contratti di ogni tipo con banche, istituti finanziari e organismi di livello globale. Utilizzerà gli stati come garanti, infatti, nelle sue azioni di investimento può incorrere in rischio di perdite che saranno pagate con i fondi pubblici già predisposti e requisibili periodicamente (Art. 5, par. 8).
In caso di necessità di liquidi il MES ha la possibilità a sua volta di chiedere prestiti a terzi.
“Art.5. Nella realizzazione del suo obiettivo il MES è autorizzato ad indebitarsi sui mercati dei capitali con banche, istituzioni finanziarie o altri soggetti o istituzioni.”
Per ora quel che è certo è che il MES potrà indebitarsi con una vasta gamma di soggetti, che sappiamo comprendere il FMI, ma noi pensiamo anche alla Banca Mondiale. Poichè il MES utilizza senza limitazione gli strumenti finanziari potrebbe ricevere licenza di emettere obbligazioni. Il dubbio che sia un modo, questo, per dare al MES la possibilità di emettere bond al posto degli stati, sorge spontaneo. Si tratterebbe di ulteriore sottrazione agli stati della sovranità in materia di gestione delle proprie risorse finanziarie e dei propri debiti.
L’usurpazione agli stati di loro competenze essenziali è aggravata dall’Art.12 nel quale si stabilisce che il MES può prestare risorse agli stati contribuenti solo a “condizioni rigorose”. Qui accenniamo al volo al problema della cancellazione di intere porzioni di scelte macroeconomiche che sarà oggetto di analisi nel secondo capitolo.
“Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite. (Art.12.1)”
Qui il testo fa riferimento a limitazioni di scelte nell’ambito macroeconomico (politiche monetarie, bilancio, gestione del debito pubblico, titoli di stato, gestione dei servizi e delle proprietà pubbliche, sostegno sociale, rapporti produttivi, politiche del lavoro, l’immissione di denaro nel circuito orizzontale dell’economia reale di imprese e famiglie). Tutte queste scelte fanno semplicemente parte della definizione stessa di sovranità statale. Le scelte macroeconomiche degli stati di euro-zona, approvando MES e Fiscal Compact, sono valutate e modificate da Commissione Europea, BCE e FMI. Il MES, infatti, è la porta di ingresso del FMI tra gli organi ufficiali europei del governo della zona euro.
L’ingresso del FMI in euro-zona ha lo scopo di replicare in quest’area lo stesso rapporto di usura che ha imposto in molte aree del mondo. Contro il FMI si sono levati negli anni passati i Comitati per la Cancellazione del Debito odioso e fraudolento imposto in Africa e Asia. Eppure questo non è valso a evitare l’affidamento al FMI del ruolo obbligatorio di prestatore di prima istanza degli stati:
“Lo Stato membro della zona euro che richiederà l’assistenza finanziaria dal MES rivolgerà, ove possibile, richiesta analoga al FMI... accettando che lo status di creditore privilegiato del FMI prevalga su quello del MES.” (Premesse, comma 8 e 13).

2. Cancellazione di un’intera porzione di opzioni di macroeconomia.

I prestiti del MES, cioè le restituzioni, dipendono da condizioni rigorose specificate all’Art.13, par.1, commi a e b, tra le quali segnaliamo la sostenibilità del debito pubblico (spesa in caduta libera e divieto di espandere la spesa anche in periodi recessivi). Tuttavia, la necessità dell’austerity è un concetto semplicemente delirante. Non esistono studi che dimostrino la necessità di parametri prestabiliti affinché un debito pubblico sia sostenibile. Si tratta solo di parole ripetute talmente a lungo da sembrare realistiche. La differenza tra entrate e uscite è un dato che va valutato contestualmente alle condizioni monetarie e di bilancio di altri due settori, esteri ed economia reale interna. Un debito pubblico può essere altissimo, eppure non essere un problema, se ad esempio lo stato ha un’alta esportazione di merci, se gode di sovranità monetaria e ne controlla gli strumenti in funzione antinflazionistica.
I dettagli sulla “sostenibilità del debito pubblico” erano stati anticipati nella Decisione Consiglio Europeo 25 marzo 2011):
- “riesaminare gli accordi salariali ...., negoziazione dei contratti collettivi......
- riforme del mercato del lavoro per promuovere la "flessicurezza"....;
- sostenibilità di pensioni, assistenza sanitaria e prestazioni sociali...;
che in parole più semplici significa riduzioni salariali, precarizzazione, licenziamenti facili, falciamento di pensioni, sanità e servizi in coerenza con l’obbligo in Costituzione al Pareggio o avanzo di Bilancio determinato dalla ratifica del Fiscal Compact. L’integrazione dei due trattati elimina dal panorama di euro-zona l’opzione di spesa a deficit in funzione anticiclica, ovvero la possibilità di utilizzare strategie monetarie per far ripartire l’economia reale. In questo capitolo cercheremo di dimostrare che il pareggio e il surplus di bilancio e le politiche di austerity imposte dai Trattati europei come permanenti non hanno alcuna base scientifica.

Cosa significano pareggio e surplus di bilancio?
Il Pareggio di bilancio è la parità tra il denaro messo in circolo dallo stato e il denaro che rientra allo stato tramite le tasse. Surplus di bilancio, invece, significa che lo stato immette in circolo meno denaro di quanto poi ne ritira attraverso le tasse. Poiché il denaro circolante tra la popolazione è unicamente quello che viene immesso dalle istituzioni preposte, se il denaro entra ed esce in pari misura (pareggio), o, peggio ancora, entra in x quantità ed esce in quantità x+n (avanzo), è chiaro che sarà impedita qualsiasi forma di accumulo, risparmio o guadagno per i cittadini e le aziende. Reso permanente in costituzione significa riduzione progressiva del denaro in possesso dei cittadini.
Questo concetto intuitivo fa parte delle regole contabili di base dimostrate dalla Finanza Funzionale. E’ verificato fin dal 1930, e oggi ricordato da economisti circuitisti e chartalisti, che il bilancio pubblico va considerato in relazione agli altri due bilanci, quello estero e quello interno privato di famiglie e aziende. E’ facilmente verificabile, che i tre bilanci settoriali esistenti (bilancio dello stato, bilancio commerciale con l’estero e bilancio interno di aziende e famiglie), sommati insieme dànno per risultato zero. (B-stato + B-estero + B-famiglie-aziende = 0). La dimostrazione offerta dal mainstream della finanza funzionale è riportata ad esempio in “The Role of Public Investment in a Coordinated “Exit Strategy” di Mario Seccareccia, Professore di Economia all’Università di Ottawa.

Nell’ambito dell’equazione relativa ai tre bilanci settoriali, isolando uno dei tre bilanci, si verifica che, in tutti i casi, per avere in positivo uno dei bilanci, ci deve essere in negativo almeno uno degli altri due. E’ ovvio che dal punto di vista della popolazione è meglio che il bilancio in deficit sia quello dello stato piuttosto che quello delle famiglie e delle aziende.

Uno stato a moneta sovrana, padrone delle proprie emissioni mantiene la libertà di immettere denaro nel circuito orizzontale di famiglie e aziende, lavorando a deficit, cioè con quantità di denaro immesso in circolo maggiore di quella del denaro che ritira, permettendo così agli altri due bilanci di essere in positivo. Ecco perchè la Grecia era giustamente refrattaria a ridurre la propria spesa pubblica. Gli Stati Uniti hanno una moneta sovrana e un debito molto più alto di quello greco e italiano. Anche là vi sono pressioni per la riduzione della spesa pubblica, tanto che recentemente la proposta di pareggio di bilancio è approdata al Congresso degli Stati Uniti, ma ne ha ricevuto una sonora bocciatura avvalorata da premi nobel per l’economia.

Ricordiamo che un deficit sviluppato da uno stato a moneta sovrana è solo un’emissione di denaro superiore alla quantità rientrante con le tasse e non deve essere restituito, mentre diventa un problema in Euro-zona, dove nasce come debito verso privati e deve realmente essere restituito.

Quali soluzioni ad un sistema economico che crea debito monetario e grazie a questo estorce risorse agli stati? Certo la falcidie sulla spesa pubblica non è la soluzione. La minor capacità di spesa della popolazione, in un paese come l’Italia che non riceve nel suo circuito interno denaro dall’export, affosserà il mercato interno e getterà l’economia interna nel baratro.

Mente sapendo di mentire chi contrabbanda come “salvifiche misure di crescita” liberalizzazioni privatizzazioni, cancellazione dei contratti nazionali, precarizzazione, abbassamenti salariali. Se la domanda cade, le aziende chiudono comunque.
Mente chi invoca misure di crescita tramite erogazione di fondi su progetto (Project Bond)
. Sono incentivi economici alle banche (non agli stati e non capillarmente a imprese) affinchè le banche prestino solo ad alcune grandi imprese. Tra l’altro, i fondi messi a disposizione, secondo quanto riportato dalla stampa, saranno irrisori.

La BCE potrebbe coprire con sue emissioni i debiti monetari degli stati. Nella sua autonomia, e con le sue possibilità di emettere dal nulla, potrebbe stabilire di diventare acquirente dei titoli di stato sul mercato primario in euro-zona, anzichè emettere dal nulla a favore delle banche private in rosso, come ora. Facendo ciò non incorrerebbe in alcun rischio di indebitamento, come è chiaro dal meccanismo di emissione. Ma niente e nessuno è in grado di imporle questa soluzione essendo la BCE al di sopra di ogni controllo pubblico.

Analogamente, le banche centrali europee, sentito il Consiglio del SEBC, potrebbero acquistare i titoli di stato delle nazioni di riferimento. Tuttavia l’indirizzo del Sistema Europeo delle Banche Centrali non si è volto a quella soluzione. Infatti le Banche centrali sono composte da banche private e privati investitori. A questi ultimi conviene poter dettare le condizioni di alto interesse sui titoli di stato. Il SEBC, però, ha deciso un'eccezione, concedendo il permesso alla Banca Centrale Tedesca, nel dicembre 2011, di procedere all’acquisto dei titoli di stato tedesco, rivelando l’adozione in Eurozona, di due pesi e due misure.

Quanto agli Eurobond, la cosa non è fattibile se parliamo di veri titoli di stato. Per emettere veri titoli di stato a livello europeo è necessaria l’esistenza di un governo pubblico, quantomeno federale, con organi pubblici europei rispondenti all’elettorato e di un braccio bancario interno al governo federale europeo. Infatti sui media si comincia a proporre un’alternativa privatistica agli eurobond: un’agenzia privata che abbia la delega degli stati all’emissione di obbligazioni. Comunicazione strategica. L’agenzia c’è già: è il MES.


Nota

(1) “The Role of Public Investment in a Coordinated “Exit Strategy”, Cap. “The Modern “Financial Flows” View of Deficit Spending”, pag 12, di Mario Seccareccia, Professore di Economia all’Università di Ottawa.

https://sites.google.com/site/europaperibe...-e-project-bond

Edited by Arianna… - 7/4/2013, 14:40
 
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view post Posted on 10/4/2013, 11:57     +1   -1
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il confine non va superato, ma ci puoi camminare sopra!

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molto interessante.
La distorsione principale che non capisco è: abbiamo fatto la moneta unica, ma perchè non abbiamo anche fatto il debito unico? Insomma ci doveva, per logica, essere un'autorità centrale che emettesse i titoli di Stato europei, e invece ogni Stato "preferisce" avere i propri. Mi sembra un autogol per tutti, tranne che per la Germania. Dato che i nostri politici sono tutto tranne che scemi, perchè negli anni '90 hanno accettato Maastricht e poi, ciliegina sulla torta, questo trattato? Non solo gli Italiani, anche i Greci, gli Spagnoli e persino i Francesi: perchè hanno accettato questa distorsione? Sono scemi? Non credo...
 
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view post Posted on 10/4/2013, 16:37     +1   -1
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Non sono scemi, Aldous: sono collusi.

Torno a dirti che l'unica spiegazione possibile, mentre tutte quelle "plausibili" fanno acqua da tutte le parti, resta quella di Alain Parguez.

Lo scopo non è neppure tanto di tipo economico, quanto di tipo ideologico-politico: si progetta e si realizza mediante l'euro un ritorno all'oligarchia, lo smantellamento di tutte le democrazie evolute del pianeta.

Ti consiglio quest'eccellente articolo:
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2 replies since 7/4/2013, 09:55   436 views
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