Economia e Potere

Una lettera molto bella, [Riflessioni sull'economia, sulla MMT e sul senso della vita]

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view post Posted on 22/12/2012, 23:40     +1   -1
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Con il permesso di chi me l'ha scritta (Alfredo C.), pubblico a puntate una lunga lettera, a mio parere molto bella, scrittami da una persona che conosco solo virtualmente.
Il discorso era partito da considerazioni puramente economiche, ma la prospettiva si è allargata a quello che potremmo chiamare il senso della vita, attraverso una serie di considerazioni a mio parere pienamente condivisibili.

"Sabato 22/12, ore 15:51
In quei giorni in cui ero in questo terreno tra la Calabria e la Basilicata, tra la montagna e il mare, semiselvaggio senza essere abbandonato, e sentivo la terra, e vedevo le piante, e vedevo i semi e gli animali e il cibo e come la mente si predispone in un contesto come quello, e il tipo di dialoghi e confronti che si fanno viso a viso, senza mille altri turbinii, una cosa mi sembrava chiara: c'è sempre bisogno di una parte di essenzialità nella vita.
Lo Zen usava una espressione che mi affascinava: "il legno grezzo". Devi sentire i tuoi sensi. Devi sentire il tuo corpo. Devi sentire la concretezza del vivere. Devi sentire la radice. Devi sperimentare la dimensione del vivere fuori dal perenne vortice mediatico e virtuale, senza però rinunciarvi. Devi essere capace di ritornare autentico. E provare sempre emozioni. E un contesto di semplicità, natura, condivisione, ti aiuta ad accedere a quella concretezza. Non si può semplicemente vivere su un piano tecnico-mentale-economico. Questo mi era chiaro. Anche perché, aprendoti ad altro, ci sarà una ricaduta anche teorica a un certo punto. Diventerai meno fanatico. Meno dogmatico. E' una tensione verso momenti di integrità che ti fanno portatore di cambiamento, come te lo fa la teoria e l'attivismo. Ma queste ultime da sole non bastano. Devi sospendere in certi momenti il flusso del bit, toccare l'albero, toccare il cibo, capire l'essere umano che hai di fronte. Comprendere te stesso nel SILENZIO.
Ecco... Silenzio non come ristoro, ma come momento di reintegrazione.
Ti rendi conto - è un pensiero che avevo anche prima, ma che queste esperienze hanno ulteriormente confermato - ti rendi conto che, per quanto tu possa essere bendisposto, se vivi in un mondo fatto solo di virtualità, e teorie economiche, un incessante parlare di PIL, avanzo, disavanzo, stock option, fondocassa, agenzie di rating, riserva frazionaria ecc., se ti incentri solo su una compatta teoria, e vivi solo in essa, fosse anche la teoria più giusta del mondo, la assolutizzi, e proietti solo su un aspetto teorico-economico anche la tua stessa responsabilità del vivere. Rischi di diventare monco. E' un rischio che tutti abbiamo corso e che tutti corriamo. Ridurre la percezione del mondo, ridurre anche la nostra crescita e le nostre capacità. Vivere su un piano di attivismo telematico, non raggiungere altre importanti conquiste che poi potrebbero aiutarci a rendere più forte la nostra azione. Vedi, io ho sempre cercato dei momenti di SILENZIO... quindi non sono mai stato incessantemente nel flusso delle informazioni. Ma in quei giorni questi momenti di silenzio erano ancora più forti. E in quei momenti, pensando al convegno MMT in Calabria - un ottimo convegno, con mille cose contestabili, ma ottimo - per un attimo immaginavo un impegno che fosse solo convegni, slide, statistiche, avanzi, disavanzi, tassi di interesse, tutto un mondo in cui viviamo in queste grandi costruzioni teoriche della mente, fino a renderle le uniche fonti di senso. Fino ad essere solo attivisti. Fino a chiedere speranza al nostro futuro solo dalla diffusione della teoria e del movimento. E intanto escludere altro che potrebbe agire su di noi e spingerci ad agire ulteriormente sul mondo.
E rischiare di perdere anche un senso di vita piena.
Io devo sudare, devo risvegliare i sensi. Devo amare.
Non devo essere solo homo economicus. Anche se devo ritornare ad esserlo. Devo ritornare ad esserlo, perché così comprendo e vivo l'azione economica e lotto con gli altri per trasformarla. Ma non devo essere solo e sempre questo.
Devo anche non farmi soffocare... e rendermi capace di momenti di vita, anche in un mondo dominato da poteri distruttivi.
Ad esempio, se noi viviamo da perfetti teorici economici, questo tempo che va contro ogni sensatezza economica, ed è un rosario di tagli, tasse, svendite, annullamento del lavoro, è solo un tempo di lenta e progressiva morte. La riduzione di consumo e lavoro, di impresa e spesa, ci rende solo più deboli e poveri.
Ma noi non siamo solo quello. E non dobbiamo identificarci in quella immagine."

Edited by Arianna… - 31/12/2012, 14:49
 
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view post Posted on 28/12/2012, 23:31     +1   -1
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"La società sta diventando più povera. Questo non vuol dire che non esistano possibilità di tentare una vita degna.
Paradossalmente, per quanto la vita in campagna non sia facile, ho visto persone recuperare un senso di vita, una bellezza anche nell'umiltà; e ne ho viste di depresse, ammorbate, svuotate in contesti di benessere.
Non sto facendo l'elogio della vita frugale. Come avrai capito, tutto il mio discorso cerca di evitare la facile scorciatoia di trovare una risposta semplice per tutto. Ma sto provando a esprimere qualcosa di più articolato.
Se io incentro tutta la mia esistenza sull'essere teorico, economista e attivista, anche se sono dalla parte del bene, rischio di non vedere altri limiti.
Il discorso della campagna è emblematico. Se intravedo l'unica speranza in una nuova politica di spesa e monetaria che incentivi la produzione, io rischio di vedere me stesso solo in funzione del ritorno della produzione e della spesa. E rischio di escludere a priori altre idee come il recupero della terra, perché non sono perfettamente collocabili nella mia visione del mondo e nella mia forma mentis. E questo vale anche per altro. Non mi permetterò la libertà di sperimentare la vita. Di cercare strade, anche non collaudate dal mio modello, di non provare a vedere se, ferma restando la lotta contro questo sistema, non sia possibile già cominciare a creare gruppi di dignità e libertà. Momenti di bellezza e di coraggio. Una dignità da tentare di riafferrare, anche se sembra impossibile farlo con un mondo di meccanismi distruttivi.
Quando si vive nel perenne parlare, nel flusso infinito, nelle teorie e controteorie, io e te quasi scompariamo, io e te come esseri umani. Si restringe anche il range delle nostre possibilità. Lo spettro del nostro potenziale. Noi dobbiamo combattere contro le regole sanguinarie di un sistema. Ma ciò non vuol dire necessariamente che noi esistiamo SOLO in base a quel sistema e in presenza di esso dobbiamo limitare altre possibilità esistenziali. Può avvenire anche il paradosso che gli effetti bestiali di questo sistema possano spingerci a inventarci cose che non avremmo inventato, e a trovare il coraggio di sperimentare strade e percorsi, a volte nuovissimi, a volte antichi, a volte l'uno e l'altro.
Respirare... recuperare la vita... fare cozzare sempre insieme teoria e concretezza vitale, per fare in modo che la teoria non diventi un film infinito che ci spossessi di tempo, innovazione, istinto, socialità... e la concretezza non perda il nutrimento di un approccio teorico.
Tornando alla campagna, parlando con gente intorno, anche vecchi contadini, capivi che dobbiamo sempre immergerci nella vita, e non diventare mai solo professori. Che tutte le nostre teorie hanno bisogno anche di un sorriso, di una carezza, di un mano stretta, di sederci insieme e condividere qualcosa.
Andiamo ora un po' più nella concretezza. Certi temi che mi sono posto e mi pongo sono gli stessi che ti poni tu: ad esempio quando sembra che quasi stiamo tentando una sintesi impossibile tra decrescita e MMT.
Io credo solo che non bisogni temere niente. Mantenere dei punti fermi e cercare di capire ciò che veramente può aiutare l'essere umano, i territori, i popoli, la Vita. Ora, io ti premetto che ci sono persone ben più esperte di economia di me: vedimi solo come un profano che ha cercato di capirci qualcosa, ma che cercherà di capirci di più, pronto ad ogni dialogo; e, come dicevo prima, dai per scontato che inevitabilmente, parlando via messaggi, si semplifica."
 
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view post Posted on 30/12/2012, 17:49     +1   -1
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"Teorie come la MMT hanno un grande merito: permettono a persone che si sentivano refrattarie al sistema di trovare una dimensione teorico-cognitiva-economica-ideale dove focalizzare energie e risorse, e sulla quale costruire movimenti teoricamente sensati e capaci d'azione comune. Queste teorie permettono di riconoscere con maggiore efficacia certe enormi Bestialità del sistema e motivano a un ulteriore impegno.
In realtà il vero patrimonio dell'MMT in Italia non è la teoria nella sua completezza, ma le persone. Le persone che si ribellano a contesti come l'euro, i Trattati e alle varie storture economiche e finanziarie. Persone che si confrontano per elaborare progetti d'azione comune. Le persone nella loro vivacità sono il patrimonio. Quando invece ci si fissa troppo sulla purezza ideologica si rischia di diventare rigidi, restrittivi e parziali, e di considerare tabù tutto ciò che non è perfettamente conforme.
Forse è vero che per affrontare la vita non basta solo la teoria economica, ma ci vuole una vera e propria visione che si cimenti con l'economia, senza bloccarsi in un unico catechismo.
Ma per fare una domanda diretta: qual è uno dei limiti di un approccio MMT?
Il suo essere essenzialmente QUANTITATIVO e INDIFFERENZIATO e porre alcuni concetti come SPESA COSTANTE e CONSUMO come un assoluto benefico. Ora, a me va bene l'utilità che l'MMT può avere come ERESIA rispetto all'attuale discorso economico basato su debito, tagli, privatizzazioni, potere della finanza...
Ma aggiungo: in una visuale più ampia io credo ci siano dei limiti evidenti, con cui non possiamo non confrontarci.
L'MMT (ripeto, generalizzo, anche perché ogni esponente ha il suo approccio) dà un ruolo CATARTICO e DEFINITIVO alla PERENNE SPESA DELLO STATO, che a sua volta genera CONSUMO e PRODUZIONE.
Se vogliamo usarla come testa di ariete contro il neoliberismo, ok. Ma a noi può andare davvero bene una teoria così? O meglio, possiamo accettarla come completa?
CHE VUOL DIRE CONSUMO?
CHE VUOL DIRE PRODUZIONE?
CHE VUOL DIRE SPESA?
E aggiungo anche: CHE VUOL DIRE PIENA OCCUPAZIONE?
Sono tutte domande non secondarie.
C'è consumo e consumo, produzione e produzione, spesa e spesa.
L'MMT sembra quasi voler dire che uno Stato (prescindiamo ora dalla problematica sulla natura delle banche centrali) con una moneta sovrana, che immette costantemente (anche se con un percorso razionale) liquidità nel contesto sociale, sia la soluzione di tutti i problemi.
Lo diceva anche Barnard, ricordi?
"Un Paese con moneta sovrana può fare tutto, garantire tutto, permettere ogni servizio, la piena occupazione ecc..."
Ora, IO SONO PER LA MONETA SOVRANA (anche se non vedo nel dollaro un modello, anzi), la considero decisiva.
E sono anche contro l'impostazione liberista.
Ma non basta l'equazione stato-che-spende-liberamente-a-moneta-sovrana = benessere-diffuso-e-felicita'.
Ci sono cose da considerare.
Cose come:
QUALITA'
TERRA
CONCRETA VITA DEGLI ESSERI UMANI.
Uno Stato non è un assoluto. Le sue spese riverberano anche sugli altri.
Una Paese come gli USA (ma è per fare un esempio) magari alimenta una costante spesa, ma può alimentarla sostenendo la megaproduzione industriale alimentare a base di fitofarmaci, pesticidi, diserbanti; la mega produzione in tema di carne, con abbondante utilizzo di antibiotici, ormoni, estrogeni; la produzione di Big Pharma, favorendo così una occupazione e un guadagno che però intossica gi esseri umani con medicine volte a renderli perennemente malati e dipendenti; e poi la produzione di OGM, con aziende come Monsanto e Novartis; e la produzione di armi.
TUTTO QUESTO E' PRODUZIONE.
TUTTO QUESTO PUO' GARANTIRE OCCUPAZIONE.
TUTTO QUESTO PUO' ESSERE INCENTIVATO DA UNO STATO SOVRANO.
TUTTO QUESTO NON E' IN ASTRATTO INCOMPATIBILE CON UNA POLITICA DELLA SPESA.
Ma... tutto questo:
-Desertifica la terra
-Affama altri stati
-Rende dipendenti da colossi, come quelli del farmaco
-Costringe i contadini di mezzo mondo a dovere pagare le sementi a monopolisti come la Monsanto, quando le sementi sono sempre appartenute ai contadini
-Produce malattie, ad esempio col consumo massiccio di carne chimicamente trattata
-Produce morte, vedi armi e altro
-Produce, anche per chi ne ha un vantaggio economico, una vita non autentica, dove magari puoi consumare, ma ciò che consumi non ti rende libero, non ti apre alle potenzialità e all'integrità di vita che hai."
 
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view post Posted on 31/12/2012, 10:33     +1   -1
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"Sono certo che mi stai seguendo...
Le tematiche della QUALITA', della SOSTENIBILITA', dell'impatto con la NATURA, dell'impatto sugli altri POPOLI, della libertà fisica e mentale di un individuo, e anche della sua salute: per affrontare tutto questo non basta una teoria economica quantitativa di stampo keynesiano come la MMT. Ci si può servire i un tipo di politica da essa propugnato per agire anche a favore delle cose che ti ho detto. Ma non è una inevitabile conseguenza della teoria.
NOI DOBBIAMO ASPIRARE PER NOI E PER GLI ALTRI AD UNA VITA AUTENTICA ED UMANA.
-IL CAMBIAMENTO DEVE ESSERE FORTE. E NON E' SOLO UNA QUESTIONE DI STATO CHE PUO' SPENDERE.
-MA ANCHE DI RIPENSARE LA VITA..

Altro esempio in pura ottica "spesa-sostegnoproduzione-consumo": l'attuale agricoltura industriale va mantenuta. Perché esiste, perché c'è già chi ci lavora e sono in tanti, perché ci sono macchinari e tecnologie, perché ci permette di esportare e fare affermare la nostra economia nel mondo (non parlo di noi Italia, è un esempio).
In un contesto puramente quantitativo io Stato sovrano creo il contesto economico adatto a dare manforte a questo sistema di produzione: un sistema però che ha espropriato i piccoli contadini, creando colossi della produzione agricola. Un sistema che utilizza tonnellate di petrolio. Un sistema che adopera l'uso intensivo della monocultura che inaridisce la terra e rende deboli le piante davanti a insetti e microbi. Un sistema che può reggersi solo con l'utilizzo INTENSISSIMO (molto più intenso di quanto le persone normalmente credano) di pesticidi, fertilizzanti chimici, diserbanti.
Attenzione: a loro volta ci sono le aziende di fertilizzanti, pesticidi, diserbanti...
Uno Stato volto alla pura produzione può scegliere semplicemente di dare forza a tutto questo. Una teoria economica puramente della spesa e del consumo non ha credo, da sola, gli strumenti teorici ed ideali per affrontare questioni come:
Fino a quando il terreno può reggere a questo sviluppo intensivo?
Che tipo di cibo produco così inquinato, chimicamente trattato, con bassi principi attivi, spesso anzi biologicamente debole?
Che impatto ho con la mia superagricoltura industriale su quei paesi che vivono di piccola coltivazione, e che hanno un loro equilibrio sociale e che io rischierei di invadere con produzione agricola di pessima qualità e a basso costo?
Che impatto ho sulla salute dei "consumatori"?
Che vita c'è nei territori dove le campagne sono abbandonate, i piccoli paesi muoiono, le tradizioni e le culture si perdono e si fa la fila presso supermercati e tristi centri commerciali?
E poi... inoltre... nel lungo periodo, cosa comporterà tutto questo?
Una carestia generale?
Oppure il diventare persone che si cibano solo di OGM e cibo liofilizzato?
E la domanda diventa alla fine:
CHE VITA VOGLIAMO PER NOI E PER GLI ALTRI?

Da questo punto di vista io cerco umilmente di confrontarmi con persone, teorie, conoscenze, per poi spingermi verso quello che percepisco come il Bene preferibile, anche se sono sempre pronto a sentire obiezioni.
Il mio primo scopo non è essere fedele al signoraggio, alla decrescita, a Keynes, alla MMT, a Zio Paperone: il mio scopo è comprendere e, nel mio piccolo e con altri, cercare di attuare, azioni e progetti capaci di avere un senso integralmente benefico.
Tornando a riferirci alla terra...
Pensa a tutta la terra abbandonata e inutilizzata in Italia. Ci sono centinaia di chilometri lasciati a se stessi che possono essere ripresi. Pensa anche al mare di disoccupati o di ragazzi costretti ad ammuffire anni nei call center e tornare a casa depressi e avviliti. Pensa alla ecatombe di bellezza ed energia che c'è ogni giorno in Italia...
Io non penso che la soluzione di tutto sia il ritorno alla terra. Credo si debba agire su più fronti. Ma intanto, si possono creare tanti gruppi di persone che vadano a RIPOPOLARE le terre e si garantiscano una certa sussistenza, come stanno provando a fare questi miei amici. Poi si può collaborare coi vari gruppi, venirsi incontro a vicenda, usare tecniche innovative. E poi, la produzione maggiore del consumo la si può vendere nei territori a un prezzo popolare, fornendo così alla gente del luogo cibo sano.
Tanta gente ripopolando le campagne potrebbe da una parte garantirsi il cibo e non rischiare di essere affamata da questo sistema, e poi fare una vita più vicina alla natura, e ridurre così anche tante spese; e paradossalmente, magari avere anche una qualità di vita maggiore.
Con reazioni a catena...
Riduzione dell'importazione di cibo (l'Italia che importa olio e pomodoro??)
Aumento della capacità di autosostenersi e riduzione delle spese vitali
Aumento di cibo che finisce nelle economie locali, e riduzione dell'impatto di mega market e centri commerciali
Aumento della qualità di vita
Ma poi....
Io sarei per un recupero integrale di tante cose.
Perché sapone chimico, perché ingrassare multinazionali francesi e di chissà dove che ti mettono dentro anche tossine?
Non è difficile fare il sapone...
Gruppi di persone che fanno il sapone.
Persone che fanno il vino e l'olio.
Ripresa della piccola produzione manifatturiera. Una volta Catanzaro era famosa per la sua seta...
Tutta la produzione manifatturiera è stata in gran parte distrutta dalle dinamiche neoliberali, dai colossi industriali e dai cinesi...
Bene: riprendere tutto un mondo di lavori artigianali di qualità e diffusi. Lavori che una volta erano il vanto dell'Italia. Tante piccole aziende a basso impatto, non mega filiere e casermoni. E naturalmente andare anche verso la fuoriuscita dalle produzioni senza futuro, come la dismissione graduale della produzione di macchine... e produrre bici, macchine elettriche, altre tecnologie del movimento...
Non è un semplice ritorno all'indietro, quindi, che immagino. Immagino un recupero della vita, una riscoperta del meglio, un riavvicinarsi alla natura; ma anche l'utilizzo delle migliori tecnologie, come quelle alternative al petrolio o che garantiscano una efficacia che però sia realmente utile e vitale.
Non abbiamo bisogno ad esempio di hostess virtuali o di negozi gestiti da computer: lì la tecnologia la prendiamo a pedate. Ma internet ce lo teniamo.
Il sapone ce lo facciamo noi, ma certi pannelli solari vanno bene...
Capisci che non è più solo la produzione per la produzione e il consumo per il consumo, ma è UNA RIVOLUZIONE DI VITA. Si dovrebbero fare riprendere i piccoli paesi, aumentare i livelli decisionali, ridurre i centri commerciali; e ci sono anche strumenti economici che possono essere decisivi, quali ad esempio FORME DI MONETA LOCALE.
Attenzione: io sono sempre per l'uscita dall'euro e per la moneta sovrana; ma intanto agiamo. Ci potranno volere anni per fare crollare l'euro: dobbiamo intanto pensare a salvare i territori con altre forme di circolante locale creato SENZA DEBITO E SENZA INTERESSI.
Vedi, io sento che la moneta locale o una cosa simile oggi è INDISPENSABILE: è secondario per me se il signoraggio, l'MMT o altri la considerano una cosa conforme alla teoria... Capisco che è difficile inquadrarla in un contesto macroeconomico, ma adesso, in questo contesto in cui il circolante è vampirizzato, è vitale.

Ho scritto troppo, ma erano cose che rimescolavano in me da settimane, e ho trovato oggi il momento adatto per farle uscire fuori."

Edited by Arianna… - 31/12/2012, 14:50
 
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