Economia e Potere

Uscire dall'euro in 6 mosse, [appello di alcuni economisti francesi]

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Flezza
view post Posted on 11/1/2012, 15:53     +1   -1




Per una eliminazione concertata dell'euro

La vera causa della crisi dell'euro è l'inesorabile aumento del debito estero in metà dei paesi della zona. La necessità di fare appello a capitali stranieri indica che la questione critica è che le loro risorse non sono state utilizzate a sufficienza per sviluppare le capacità produttive dei paesi interessati e renderli competitivi. Se si tolgono i crediti che ogni paese possiede, il debito estero netto interessa i due terzi dei membri della zona euro.

I più colpiti sono i meno competitivi, come Grecia, Portogallo e Spagna e Irlanda. Un secondo gruppo comprende l'Italia, dove il debito estero netto è del 27%, e la Francia, con il 30% dovuto principalmente ad un accumulo di flussi di investimenti diretti all'estero; per la Finlandia e l'Austria il debito netto rimane minimo, rappresentando meno dell'8% del PIL. Non solo gli altri paesi della zona euro non sono interessati, ma al contrario vantano dei crediti netti esteri, che riguardano i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo e soprattutto la Germania.

In queste condizioni, l'ostinazione dei governanti ad infilarsi, a marce forzate, nel vicolo cieco della moneta unica, può solo portare ad un generale peggioramento della situazione economica in Europa. Sebbene i nostri concorrenti americani e cinesi abbiano interesse alla sopravvivenza della moneta unica europea, quest'ultima è destinata, prima o poi, ad un'esplosione incontrollabile. Pertanto, per evitare questo disastro, i firmatari di questo testo propongono di avviare una concertazione europea per ottenere la rimozione necessaria dell'euro.
Questo può essere fatto secondo le sei modalità elencate di seguito:

1) Saranno ricreate delle valute nazionali in ogni paese della zona. Ciò avverrà attraverso lo scambio di un euro esistente contro un'unità della nuova moneta. Per i biglietti, sarà sufficiente un breve periodo di transizione durante il quale le vecchie banconote - emesse da ciascuna banca nazionale e ora recanti un segno distintivo per paese (marcato "U" per la Francia) - verranno contrassegnate con un timbro, fino a quando una quantità sufficiente di nuove banconote non sarà stata stampata in vista del cambio. Per le monete, lo scambio potrà avvenire molto rapidamente, dal momento che hanno già una caratterizzazione nazionale.

2) Al momento dello smantellamento dell'euro, i tassi di cambio delle monete nazionali nuove, l'una in rapporto all'altra, saranno determinati di comune accordo, al fine di ripristinare normali condizioni di commercio. Ecco l'unico modo valido per risolvere il problema principale, che è il debito netto estero. Si prenderanno in considerazione il rialzo dei prezzi di ogni Paese dalla creazione della moneta unica e lo stato del suo commercio estero. Le svalutazioni o rivalutazioni necessarie saranno definite rispetto ad una unità di conto europea, il cui valore internazionale sarà calcolato attraverso una media ponderata dei tassi di cambio delle valute nazionali, come è avvenuto per il vecchio ecu.

3) All'interno di ogni paese rimarranno invariati, al momento dello smantellamento, i prezzi di beni e servizi, così come i valori degli attivi e dei conti bancari. La scomparsa dell'euro farà sì che il debito pubblico di ogni Stato possa essere convertito in moneta nazionale corrispondente, a prescindere dei creditori, escludendo quelli con crediti commerciali. Al contrario, i debiti esterni di soggetti privati, nonché il loro credito commerciale estero, saranno convertiti nell'unità di conto europea. Sebbene questa soluzione favorisca i paesi forti e svantaggi quelli deboli, è l'unica realistica per garantire la validità dei contratti stipulati in precedenza.

4) Senza la necessità di stabilire controlli sui cambi, tutti i governi dichiareranno un periodo limitato di vacanza bancaria. Chiuderanno temporaneamente le banche per determinare quali sono vitali e quali invece dovranno fare appello alla banca centrale. Durante questo periodo le concertazioni bancarie saranno sospese. La soluzione sarà basata su un principio universale che stabilirà che la garanzia sarà a carico delle banche centrali, che rinunceranno alla loro indipendenza e riprenderanno il loro statuto precedente al 1970. Lo Stato proteggerà i risparmiatori, se necessario, assumendo il controllo di parte del sistema bancario.

5) I tassi di cambio nominali delle valute nazionali resteranno fissi durante tale periodo, secondo le parità decise di comune accordo. Poi saranno oggetto di una fluttuazione concertata sul mercato, entro una banda di oscillazione del + 10%. Un nuovo sistema monetario europeo potrebbe quindi essere studiato al fine di stabilizzare i tassi di cambio reali.

6) Questa operazione sarebbe facilitata se, prima dello smantellamento dell'euro, il suo tasso di cambio fosse notevolmente deprezzato nei confronti delle altre valute. Senza dubbio la fine di un euro costoso non verrà accettata da tutti i nostri partner né dalla Banca centrale europea, ma la Francia potrà contribuirvi preliminarmente abrogando la legge Giscard del 1973. Quest'ultima, che ha vietato il finanziamento del debito pubblico da parte della Banca Centrale, è anche stata ratificata per la prima volta nel trattato di Maastricht, e una seconda volta nel trattato di Lisbona.

In futuro, crediamo che non sarà possibile ignorare i problemi che sono stati mascherati dalla crisi dell'euro, in particolare l'esplosione della creazione di moneta privata e la deriva mondiale dei sistemi bancari, conseguenza dell'abolizione del Glass-Steagall Act adottato nel 1933 (abolito nel 1999).

In seguito alla crisi del 1929, la severa disciplina legislativa bancaria del Glass-Steagall Act aveva, tra l'altro, separato le banche di deposito dalle banche d'investimento negli U.S.A.

Firmato:
Gabriel Colletis, Alain Cotta, Jean-Pierre Gérard, Jean-Luc Gréau, Roland Hureaux, Gérard Lafay, Philippe Murer, Laurent Pinsolle, Claude Rochet, Jacques Sapir, Philippe Villin, Jean-Claude Werrebrouck, economisti.

Fonte:
LeMonde - 23.12.11
www.lemonde.fr/idees/article/2011/1...22307_3232.html
(Traduzione mia: qualcuno vuole ricontrollarla?)
 
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