Eccomi, vediamo se riesco a formulare dei concetti esprimendomi un po' meglio...
Sia chiaro, ubi maior minor cessat, non mi permetterei mai di insegnare niente a nessuno, riporto quelle che sono le mie opinioni sulla base di ciò che studio, niente più e sono felicissimo di venire contraddetto
Allora, innanzitutto come mi pare sia evidente
bisogna considerare la piena occupazione una tendenza e non una condizione pienamente realizzabile.
Esiste della disoccupazione (detta
frizionale) legata a problemi di scarsa informazione, o distanza geografica, o specializzazioni non più richieste; esiste della disoccupazione
stagionale (mi pare che si autodefinisca da sé), della disoccupazione
ciclica legata ai periodi di recessione e, stando a quanto riportato da
wikipedia, anche della
disoccupazione nascosta, che si ottiene quando si ha un surplus di manodopera per un determinato lavoro (e quindi il lavoratore, pur essendo impiegato, non lavora).
Secondo punto da mettere come premessa: la
MMT, per quel che ne so,
tende a GARANTIRE la piena occupazione, non a realizzarla. Gli aspetti sociali della faccenda sono lasciati a sottostrutture del sistema, per quel che ho capito.
In sintesi: in un sistema come quello proposto dalla MMT, se vuoi,
PUOI lavorare (con salario minimo), non
DEVI. Quello è un problema
sociale e/o
politico.
Ora questo non è possibile, a causa dello strozzinaggio dei mercati grazie alla mancanza di una moneta non sovrana e della conseguente mancanza spesa a deficit da parte dello stato per creare infrastrutture e servizi.
Quindi bisogna prima di tutto mettersi d'accordo sul sistema macroeconomico di riferimento.
Nel sistema attuale, tutte le considerazioni sottostanti sono negate. Le nazioni non a moneta sovrana sono semplicemente
CAMPI COLTIVATI DI ESSERI VIVENTI. Ora.
Che
il diritto al lavoro sia sacrosanto per ogni essere vivente, sinceramente lo prendo come un dato di fatto: riporto fedelmente dalla
Dichiarazione universale dei diritti umaniCITAZIONE
Articolo 23
1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a
giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la
disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione
per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e
soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una
esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da
altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la
difesa dei propri interessi.
... c'è scritto "
ogni", non "
qualcuno sì e qualcuno no"
Se vogliamo, c'è anche l'art.3 della Costituzione:
CITAZIONE
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Detto ciò, veniamo alla questione da te sollevata:
CITAZIONE
Non penso che sia auspicabile per un Paese raggiungere la piena occupazione. Sarebbe bello pensare che "se tutti avessimo un lavoro (e quindi uno stipendio) aumenterebbe il benessere sociale" ma ciò avrebbe delle pensanti ripercussioni sulla produttività in quanto il lavoro è fattore disciplinante per i cittadini. Molte persone non sarebbero incentivate a lavorare efficientemente o ad impegnarsi per la propria azienda perché tanto gli verrebbe comunque assicurato il posto di lavoro (della serie: se mi licenziano da X tanto lo Stato mi garantirà un posto altrove). Seguendo una logica del genere, con lavoratori poco motivati la produttività ne risentirebbe sia in termini quantitativi che qualitativi proprio a causa della scomparsa dello "spauracchio" della disoccupazione.
A parer mio questo non è corretto.
Innanzitutto, mi pare
terribile fondare un sistema sul
terrore di perdere il lavoro. Mi sembra un concetto un po' legato alla
destra estrema.
Paura della punizione => efficacia produttiva. Mah. Come dice il Barnard, con la paura di perdere lavoro ci sono tante donne che stanno zitte quando il loro capo le molesta per paura di perdere il posto e non riuscire più a sfamare i figli. E senza farla drammatica, ci sono tante persone che finiscono all'ospedale con l'ulcera o l'esaurimento nervoso a causa delle vessazioni sul posto di lavoro, posto che
non possono permettersi di perdere. L
'efficacia può essere ampiamente
regolamentata e
controllata sulla base di
contratti di lavoro precisi e sulla base della
remunerazione: e parlo solo della qualità del lavoro.
In italiano: non vuoi fare l'ingegnere qui perché arrivi un'ora in ritardo, non fai un cazzo dalla mattina alla sera, prendi ferie su ferie e malattie su malattie e non combini nulla? Perfetto, fuori dalle palle. Vai pure a fare lo spazzino, per 1000 euro al mese.
La condizione di adesso invece è: o fai l'ingegnere a 1000 euro al mese e mi fai anche le fotocopie, o fuori dai coglioni. Come? Non sai come pagare l'affitto? Cazzi tuoi.
C'è una bella differenza.
Sulla
produttività, penso proprio il contrario, sulla base di quanto scritto da
Wray:
CITAZIONE
Sicuramente non avrebbe più senso riuscire a farli lavorare tutti, pagarli per aver contribuito alla società, tenerli lontani dalla malavita, dalla miseria e dalla disperazione? Anche se non producessero così tanto, non è meglio che niente? Anche se le loro paghe sono sotto di qualche misura rispetto alle loro uscite, è meglio che sbatterli in prigione dove imparano ad essere criminali peggiori e dove devono essere sorvegliati, scortati, nutriti e provvisti sia di cure che di punizioni? E nel momento in cui sono fuori di prigione, noi ci assicuriamo che non trovino lavoro, di modo che tornino direttamente in prigione, alla quale appartengono. Questa è efficienza! [...]
Ora, anche se non vorrei rispondere a suon di link, ho trovato un culo di altri documenti, tra i quali questo:
www.cfeps.org/pubs/wp/wp3.htmldal quale estrapolo una risposta in linea con quanto ho riportato, relativa unicamente all'impiego nel
settore pubblico:
CITAZIONE
3. What can be done with belligerent/anti-social/lazy PSE workers? PSE will require that one show-up for work more-or-less on time; beyond that, requirements would have to be made almost on a case-by-case arrangement. Discipline would be maintained primarily by the promise of promotion to more desirable PSE jobs, and, eventually, to private sector employment. In the worst case, some workers might be so irresponsible that their employment would be day-by-day, or even hour-by-hour with a cash payment for a specified amount of time spent on the job. PSE workers could be fired from their jobs for just cause; there could be conditions placed on re-hiring (for example, the fired worker might have to wait for 3 days--without pay--before re-hiring; the penalty could be increased for subsequent firings). In extreme cases, some individuals may not be allowed to work in a PSE job; PSE cannot provide income for all the needy.
Aggiungo un altro dettaglio: lavorare per qualcosa
che ti piace e del quale ti senti
partecipe ed essere
pagato adeguatamente per farlo è, basta guardarsi intorno, una delle
massime aspirazioni per la vita di ogni persona.
Parlo per
esperienza personale ma non solo.
Se ti senti
partecipe del processo di produzione di una azienda, il tuo lavoro non ti peserà. Ok, possiamo metterci tantissimi altri aspetti sociali (l'ambiente di lavoro, i problemi personali), ma cerchiamo di concentrarci sul concetto. Se lavori per una azienda dove il lavoro è ben pagato, l'orario di lavoro ti consente di sviluppare una vita sociale e ti chiedono di farti il culo, tu lo fai, fosse anche solo per i soldi. Qualcuno può anche avere altri interessi (potere, ricchezza non monetaria), ma sta di fatto che comunque la rigiri in un ambito lavorativo del genere si ha una situazione sociale vantaggiosa per il lavoratore.
E le nuove aziende moderne lo sanno bene, infatti investono nella partecipazione alla vita dell'azienda ormai più che in pubblicità.
Se con la "
laziness" ci si riferisce all'
impiegato statale fancazzista (un classico, per la nostra destra) degli anni pre 2002, che passava più tempo al bar che dietro la scrivania mi dispiace, l'argomentazione non regge. Gli strumenti elencati sopra servono appieno per la gestione di determinate problematiche. E' un non-problema.
Comunque mi riprometto di entrare nel dettaglio di questo argomento, poiché mi sta molto a cuore.
Spero di essere stato più esaustivo e di non aver detto troppe cazzate