Economia e Potere

10. L'euro e la distruzione dell'industria italiana, [Alain Parguez]

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Flezza
view post Posted on 7/4/2012, 00:31     +1   -1




Alain Parguez: l'asse franco-tedesco e l'euro: la distruzione dell'industria italiana

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Trascrizione dell'intervento:
(N.B.: la prima parte dell'intervento è leggibile qui: https://economiaepotere.forumfree.it/?t=61022468)

Per continuare, e anche concludere, la mia cupa storia della costruzione del Nuovo Ordine europeo, bisogna chiarire una questione di base: perché i pianificatori francesi hanno deciso di estendere l’unione monetaria europea a Paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna, e poi ad altri, come alcuni paesi dell’Europa orientale? Perché dovevano risolvere una contraddizione di fondo: "noi distruggeremo il consumo e il potere d’acquisto nelle economie nazionali della Germania e della Francia, ma che ne sarà dei profitti?" Ebbene, la soluzione è questa (dobbiamo risalire al periodo di Mitterrand): l’esportazione.
Sì, ma l'esportazione dove?
C’è un punto fondamentale che troppe persone ignorano: i tedeschi erano estremamente riluttanti ad entrare nell’unione monetaria; c’è stato un periodo, soprattutto durante i primi anni ’70, in cui la politica monetaria e fiscale era molto più espansionistica in Germania che non in Francia; quindi, perché il regime di Mitterand ha obbligato la Germania ad entrare nell’Unione? La risposta è semplice: il governo Kohl era finanziato interamente dai fondi segreti francesi; e non è tutto: c’era un Paese che era odiatissimo dall’establishment francese da moltissimo tempo; e questo Paese era proprio il vostro, l'Italia; l’ossessione dei tecnocrati francesi e dei loro economisti era proprio di distruggere la base industriale dell’Italia; per questo accusavano i governi italiani di essere sempre stati troppo morbidi relativamente ai salari, ai sindacati e al potere d’acquisto.
Come si poteva distruggere l’economia italiana? Imponendo una rivalutazione della valuta; e quando l’Italia decise di adottare l’euro [imposto da Prodi, N.d.R.], questo avvenne in concomitanza con la decisione di una rivalutazione di almeno il 45% dei prezzi; perciò, di colpo, gli italiani non potevano più esportare al di fuori dell’eurozona.
Mi fa ridere quando la gente dice: “ma se lasciamo l’euro come facciamo? Sarà un incubo”. L’italia è stata completamente distrutta dall'euro!
Immaginatevi i prezzi relativi dell’industria italiana, per esempio sul mercato americano: con un aumento improvviso del 40%, era chiaro che le esportazioni italiane sarebbero crollate da un giorno all’altro.
Messa fuori gioco l'Italia, a questo punto si decise di sedurre anche la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, per gli stessi motivi: per aumentare le esportazioni.
C’erano quindi Paesi senza alcuna base industriale, oppure la cui base industriale era completamente distrutta dall’impatto della valuta: in questo modo l’Italia, la Grecia, diciamo così l’Europa meridionale, l’Europa orientale, sono diventati praticamente come dei mercati coloniali, nuovi mercati imperialisti per la Germania e per l’industria tedesca e francese. C’è poi un altro problema: spesso la gente dà questa spiegazione del successo tedesco: "Eh ma i Tedeschi sono così qualificati, sanno fare tante cose!". Già, ma perché la Germania e la Francia hanno avuto la possibilità di esportare? Perché c’è una situazione precedente da considerare, che ha comportato massicci investimenti: infatti il cosiddetto miracolo tedesco dev'essere fatto risalire al regime nazista. Questa è una questione che ho studiato molto con una mia cara amica, l’unica storica francese che abbia avuto il coraggio di affrontare questo genere di problemi, Annie Lacroix-Riz.
Durante il periodo nazista l’industria tedesca aveva tratto beneficio innanzitutto da una manodopera quasi schiavizzata: durante l’era nazista infatti era crollato il livello dei salari, anche del 60%, e durante la guerra le aziende tedesche per così dire più rispettabili avevano tratto beneficio dalla manodopera schiava assunta dalle SS dai campi di concentramento; al tempo stesso il regime investiva miliardi e miliardi di quel tempo nell’industria, creando basi tecniche che erano veramente molto avanzate per l'epoca, talmente avanzate da non essere ancora fruibili fino a più di 10 anni dopo la guerra; e lo stesso è avvenuto in Francia.

luftwaffea

Manifesto della Luftwaffe, la temibile aviazione militare tedesca

Restavano comunque molti altri problemi: bisognava distruggere le esportazioni, distruggere l’economia interna dell’Italia e della Grecia, ma da dove partire? E da dove sarebbero arrivati, poi, gli introiti?
La risposta a questa domanda è molto semplice: se consideriamo i dati aggregati delle esportazioni nette dalla Germania e dalla Francia fin dall’inizio dell’eurozona, vediamo che i livelli sono identici ai deficit aggregati di Stato dei Paesi dell’Europa meridionale e orientale; pertanto la Grecia, l’Italia, la Spagna, hanno fornito dei profitti netti illimitati, o quanto meno una fonte, diciamo, di risparmio notevole per l’industria francese e tedesca; l’85% delle esportazioni tedesche nette, e questo vale anche per la Francia, sono all’interno dell’eurozona, ed è per questo che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non accetteranno mai pacificamente il fatto che la Grecia o l’Italia abbandonino l’eurozona, appunto perché le corporation, le grosse aziende francesi e tedesche, si troverebbero improvvisamente a secco di utili. È quindi assurdo sentir accusare Paesi come l’Italia e la Grecia di essere responsabili dei propri deficit; senza il deficit del vostro Paese e della Grecia, la situazione delle aziende francesi e tedesche sarebbe già di bancarotta. Ho qua una citazione di Jacques Attali, del 1985, nella fase conclusiva del dibattito sul trattato di Maastricht; dice: “il nostro obbiettivo principale è di distruggere per sempre qualunque capacità industriale al di fuori della Germania e della Francia”. E questo, dal suo punto di vista, si può capire.
Rimane invece il problema del perché i governi del vostro Paese, della Grecia e della Spagna, abbiano accettato un suicidio di questo tipo, abbiano accettato di suicidare le proprie economie, le proprie società; è questo il vero problema. E qui si apre la questione della corruzione e dell’ignoranza: non dobbiamo mai dimenticare che si è trattato di un periodo in cui la Francia spendeva moltissimo per acquisire l’appoggio dei vostri politici e dei vostri tecnocrati della classe dominante. La storia però è per certi versi ormai compiuta: l’Unione Europea è stata creata; ma adesso abbiamo un’altra questione da considerare, e cioè la cosiddetta crisi finanziaria generata dal debito pubblico.
Nel corso di svariati dibattiti amichevoli con gli amici americani, io ho ripetuto più volte che tale evento non può essere considerato come una crisi da instabilità finanziaria, secondo l’analisi di Minsky; Minsky non avrebbe mai potuto immaginare che il debito pubblico potesse generare quello che si potrebbe definire come la nuova peste nera che sta dilagando per l’Europa.
Che cosa è successo allora? Che i fautori del sistema dell’euro ignoravano completamente il meccanismo di funzionamento dell’economia moderna; quel che avevano in mente era un qualche modello di economia neoagraria, diciamo di tipo evoluto, come prima dell’avvento della rivoluzione industriale, e quindi hanno tagliato la spesa pubblica; il regime di Mitterrand nel 1983 aveva avviato un programma deflazionistico: quel programma fu il primo a essere mirato esplicitamente ad un incremento a lungo termine della disoccupazione, senza alcuna speranza di poter poi ritornare alla piena occupazione.
Ma qual è stato il risultato? Che il settore privato improvvisamente ha smesso di investire: gli investimenti privati interni in Germania e in Francia hanno cominciato a crollare, e adesso siamo sottozero; i consumi sono crollati, il gettito fiscale è crollato; e quindi i governi un po’ dovunque nell’eurozona hanno dovuto gestire delle situazioni di deficit; ma si trattava di deficit inattesi e indesiderati, che non rappresentavano la controparte, diciamo così, di una spesa produttiva; e sono stati così sorpresi perché ignoravano i fondamenti dell’economia moderna: non avevano mai sentito nominare Abba Lerner e altri economisti del genere.
Ma questi deficit ormai esistevano e andavano gestiti; solo che i governi non avevano più alcun controllo sulla creazione della moneta, e a questo punto erano obbligati (e, debbo dire, erano anche molto felici di esserlo, perlomeno in Francia e in Germania) ad andare a chiedere soldi ai cosiddetti mercati dei bond o titoli di Stato.
Che cosa sono i cosiddetti mercati dei bond? È un "cartello" composto dalle banche più importanti di Francia e Germania; non esiste la minima concorrenza fra le banche appartenenti a questo cartello; e quindi le banche...
(Si interrompe e legge una domanda che gli è stata portata)
.
Mi è stata posta una domanda: se posso fare i nomi dei politici italiani pagati dai tecnocrati francesi.
Debbo dire che su questo punto sono d’accordo con Annie Lacroix-Riz: si tratta di tutti i democristiani degli anni ’70, con un impatto molto forte della Chiesa e del Vaticano; non dobbiamo mai dimenticare che fin dall’inizio la Chiesa ha svolto un ruolo fondamentale nella costruzione dell’Europa.
[Subito dopo il prof. Parguez consegnerà a Paolo Barnard l'elenco dei nomi dei principali responsabili, che Barnard leggerà in pubblico: Romano Prodi, Mario Draghi, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti e, "il peggiore di tutti", Massimo D'Alema, grande amico personale del banchiere tecnocrate Jaques Attali; inoltre l'Opus Dei e, com'era scontato, alcune logge massoniche].

i5

Dicevamo: i governi sono stati obbligati ad accumulare il debito e le banche si sono buttate sui titoli di Stato o bond; perché? Perché non c’era più la volontà da parte delle aziende tedesche e francesi di chiedere credito (e quindi indebitarsi). Il debito di Stato quindi si è trasformato in una specie di miracolo, una cornucopia miracolosa, un paradiso per le banche, che potevano imporre i tassi di interesse che volevano
Pertanto i tassi di interesse, dall’inizio degli anni ’70, hanno toccato livelli mai raggiunti fin dagli ultimi giorni dell’Ancien Regime, e quindi in pratica siamo ritornati ai tempi di Maria Antonietta e di Luigi XVI.
Comunque c’erano effettivamente dei problemi: se da una parte il debito pubblico è diventata la fonte principale di reddito per le banche, dall'altra parte però lo Stato veniva considerato come un’azienda cattiva, sull'orlo del fallimento, e quindi il valore reale del debito è crollato. Adesso quindi ci troviamo ad entrare nel grande mistero della nuova peste nera, la crisi del debito pubblico.
È partita dalla Grecia, e perché?

crisigrecia

La Grecia non si è affatto comportata in maniera sorprendente: il governo greco è stato obbligato ad aumentare la spesa, dato che il settore privato in Grecia era completamente assente, ma la Grecia era comunque un Paese debole, e adesso le banche hanno cominciato a temere sempre di più la possibilità che ci sia un cambiamento di politica economica; e quindi che cosa hanno fatto? Hanno aumentato, diciamo, i limiti della bancarotta dello Stato greco, di fronte alla possibilità di default da parte dei greci. Hanno "dimenticato" che il problema default era sempre esistito...
Ma quello che avevano in mente non era assolutamente il timore di un default: quello che avevano in mente era di imporre uno sfruttamento finanziario sempre più terribile in tutta Europa. Le banche non vogliono la restituzione del debito: che cosa se ne farebbero di tutti quei soldi? [Non dimentichiamo che si tratta di moneta "fiat", priva di valore intrinseco]. Non se ne farebbero niente. Quello che vogliono è avere un reddito.
La peste nera è partita dalla Grecia e si è diffusa, un po’ come nel Medioevo; si è diffusa dilagando in tutta l’Europa; e se di crimine si deve parlare, si tratta di un crimine perpetrato dai governi francese e tedesco, che hanno ceduto completamente la propria sovranità al mercato dei bond. È stata un'abdicazione totale.
Come hanno potuto farlo? Lo hanno fatto avviando una corsa mortale alla deflazione
; e adesso ci troviamo ad attraversare la fase più terribile di crollo e di morte dell’economia europea. Per mantenere il patrimonio netto delle banche i governi impongono la deflazione, la deflazione e ancora la deflazione, ed effettivamente questo è l’inizio della fine per il sistema.
Voglio concludere così questa presentazione.
Grazie.

Edited by Arianna… - 21/6/2013, 07:20
 
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