Economia e Potere

7. Finanza funzionale, moneta sovrana e piena occupazione, [Stephanie Kelton]

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Flezza
view post Posted on 28/4/2012, 00:38 by: Flezza     +1   -1




Stephanie Kelton: Finanza Funzionale, moneta sovrana e piena occupazione

kelton

Trascrizione dell'intervento:

Buon pomeriggio, e grazie per essere tornati: abbiamo ancora tante cose da dire.
A questo punto vorrei parlarvi di finanza funzionale. Non è un argomento che a prima vista sembra molto interessante; comunque in inglese l'opposto di finanza funzionale è finanza disfunzionale; ed è appunto di questo che vorrei parlare: difatti al giorno d'oggi molti Paesi in tutto il mondo si trovano a gestire proprio questo problema. Penso che il motivo sia che nessuno dei Paesi che hanno una moneta sovrana capisce esattamente che cosa significhi averla; ci comportiamo come se ci trovassimo di fronte allo stesso tipo di vincoli che esistevano un tempo.
Per esempio, come agiscono i governi? Come le famiglie; ce lo dicono continuamente, che un governo dovrebbe avere una buona gestione delle proprie finanze; e che cosa vuol dire? Che deve esercitare una buona disciplina fiscale, esattamente come si deve fare all'interno di una famiglia. Spero però che a questo punto voi abbiate capito che un Paese sovrano che opera con una propria valuta fiat, cioè legale, non convertibile (il governo non si impegna a convertire la valuta in oro o nella valuta di un altro Paese), non ha alcuna necessità di comportarsi come una famiglia: può utilizzare il proprio potere in maniera diversa, ed è questo che appunto si chiama finanza funzionale.
Stamattina ho parlato di Abba Lerner. Abba Lerner scrisse molti importanti articoli e libri, che hanno influenzato buona parte del lavoro degli economisti che ora si occupano di MMT. I lavori di Lerner più importanti sono stati scritti proprio quando il mondo si trovava a combattere gli effetti della grande depressione. Lerner capiva, così come anche Keynes, che la disoccupazione era una caratteristica normale di qualunque economia capitalistica che utilizza la moneta. Per Lerner la disoccupazione era una cosa che i Paesi non debbono gestire semplicemente in caso di grave depressione o di recessione, ma anche in periodi di normalità, perché l'economia opera sempre con un certo livello di disoccupazione.
Lerner come economista si avvaleva dell'operatività del sistema economico in maniera molto diversa dagli economisti tradizionali, il cui pensiero in sintesi è questo:
- l'offerta crea una sua propria domanda;
- i mercati tendono naturalmente ad avere disoccupazione e i governi però si mettono in mezzo, mirando alla piena occupazione;
-  l'intervento da parte del governo quindi non è necessario ed è anzi destabilizzante;
-  quando si verifica qualcosa di negativo in ambito economico, il migliore atteggiamento da parte del governo è di tenersene alla larga, lasciar fare, lasciare correre, e i mercati si riassesteranno da soli: sono autocorrettivi.
Lerner non accettava questa posizione, e non l'accettava neppure Keynes; entrambi infatti si rendevano conto che le economie di mercato sono complesse e le decisioni prese dai produttori sono diverse e non coordinate rispetto alle decisioni prese dai consumatori, dagli stranieri, da altre aziende, dai governi. Lerner pensava che non ci fosse un meccanismo che potesse coordinare le decisioni relative alla spesa di tutti noi con le decisioni relative alla produzione dell'industria e delle aziende, in maniera tale da far funzionare l'economia in maniera sana, tale da poter portare alla piena occupazione. Le aziende debbono produrre oggi senza sapere cosa riserverà loro il futuro, cioè quale sarà la domanda futura per i loro prodotti; forse hanno prodotto troppo poco e la domanda invece è molto più elevata: in questo caso c'è un calo delle scorte, e questo è un buon segno, perché la gente vuole più produzione, quindi la risposta delle aziende è produrre di più; ma se le aziende producono e poi alla fine la domanda non c'è, allora le scorte cominciano ad aumentare e il segnale per l'azienda è "hai prodotto troppo"; e allora che fare? Secondo la teoria economica convenzionale questo non è un problema: se si accumulano le scorte calano i prezzi, fino a quando c'è una domanda per tutto quello che è stato prodotto.
Nel mondo reale però le cose vanno in un altro modo; sappiamo bene come rispondono le aziende quando cala la domanda dei loro prodotti: rispondono riducendo la produzione e licenziando parte della forza lavoro; e questo ovviamente dà il via alla disoccupazione.
È così che funziona tutta l'economia di mercato; non esiste una sola economia capitalista in nessuna parte del mondo che riesca a raggiungere la piena occupazione e a mantenerla. Tutte le economie di mercato seguono una ciclicità, cioè quando i tempi sono buoni e la disoccupazione è bassa si sa che poi ci saranno delle flessioni con una disoccupazione maggiore: e quindi a questo punto tocca ai governi rispondere alla situazione in un determinato modo.
L'opinione convenzionale è che in presenza di disoccupazione le aziende non vogliono assumere i lavoratori a salari troppo alti; e quindi la soluzione alla disoccupazione per gran parte degli economisti accademici in tutto il mondo non può che essere quella di abbassare i salari. In sintesi: troppa offerta di manodopera uguale disoccupazione; questo significa che il costo della manodopera è troppo elevato; pertanto la soluzione non può essere che ridurre i salari. Se c'è qualcosa che non va sui mercati è meglio che il governo se ne tenga alla larga: i mercati si riassesteranno da soli.
A volte gli economisti parlano anche di problemi strutturali del mercato del lavoro: la disoccupazione esiste perché i posti di lavoro disponibili richiedono determinate competenze che i disoccupati non possiedono, e quindi si offrono dei programmi di formazione ai disoccupati; insomma, bisogna prendere tutti i disoccupati e dargli una miglior formazione e una miglior qualificazione, in maniera da permettere loro di trovare un posto di lavoro; i problemi però sono quasi sempre fatti ricadere sui lavoratori.
Lerner, Keynes e la scuola MMT rifiutano la nozione in base alla quale tutti i problemi sono causati dai lavoratori: il problema è che non ci sono abbastanza posti di lavoro.
Se per esempio prendiamo 100 cani, seppelliamo 95 ossi in un campo e diciamo ai cani che il loro compito è quello di andare a trovare questi ossi sepolti, qual è lo scenario migliore possibile? La cosa migliore che si possa sperare è che 95 cani arrivino con degli ossi e 5 no; però è più probabile che alcuni cani siano stati fortunati e abbiano trovato qualche osso in più; alcuni sono stati così bravi da trovarne tre o quattro; quindi il numero dei cani che ritornano senza ossi può essere dieci, o quindici.
A questo punto l'economista convenzionale riunirebbe tutti i cani senza ossi e farebbe loro un corso di formazione, in maniera da fargli imparare a sniffare gli ossi in maniera più efficiente; poi rimanderebbe i 100 cani nel campo e gli direbbe: "Ritornate con l'osso!"; e ancora una volta, nel migliore dei casi, avremmo 95 cani con gli ossi e 5 senza.
Cosa c'è che non va? C'è che non ci sono abbastanza ossi! Non c'è nulla che non vada nei cani.
Gli ossi sono i posti di lavoro; non c'è nulla che non vada nei disoccupati; semplicemente non ci sono abbastanza posti.
Gli economisti tradizionali pensano che la disoccupazione non sia un qualcosa da evitare, ma che sia addirittura una cosa benefica: pensano infatti che la disoccupazione serva a disciplinare il lavoratore, perché se si ha timore di perdere il posto di lavoro è più probabile che si lavori di più e si lavori meglio, proprio per paura di poter perdere il proprio posto di lavoro.
Gli economisti pensano anche che ci sia una contropartita da pagare per l'occupazione: possiamo avere una minor disoccupazione, ma questo porta all'inflazione, che è il male peggiore possibile al mondo; quindi è sempre meglio tenere un certo numero di persone disoccupate, in maniera da non far operare l'economia ad un livello troppo elevato e da riuscire ad evitare che i prezzi aumentino troppo rapidamente.
Quindi, fondamentalmente, l'economia tradizionale definisce la piena occupazione come il livello di disoccupazione che permette di non far aumentare i prezzi.
Noi abbiamo accettato la disoccupazione nel nostro modello economico: questo ci fornisce una scusa per non lottare più; praticamente fa parte delle nostre politiche. Il trattato di Maastricht, per esempio, non include la piena occupazione fra i propri obiettivi, fra gli obiettivi della Banca Centrale Europea; la BCE ha un unico mandato e un unico acerrimo nemico al mondo: l'inflazione.
La Federal Reserve negli Stati Uniti ha invece un duplice mandato, perlomeno in teoria. La Banca Centrale statunitense dovrebbe utilizzare il mezzo politico per tenere stabili i prezzi, ma anche per cercare di incoraggiare alti livelli di crescita ed alti livelli di occupazione; comunque in ultima analisi anche la Federal Reserve pensa che la stabilità sia l'obiettivo principale, riconoscendo probabilmente che c'è ben poco che una Banca Centrale possa fare per l'occupazione. Le politiche sull'occupazione quindi non sono compito della Banca Centrale, ma dei governi nazionali: fanno parte delle loro politiche fiscali, ed è lì che le colloca Lerner.
Il fatto è che la disoccupazione per la società è dannosa tanto quanto l'inflazione: comporta dei costi tremendi; abbiamo visto stamattina quali sono alcuni di questi costi; ci sono i costi diretti, che sono ovvi: tutti quelli che non lavorano, che non producono qualche cosa, rappresentano uno spreco dal punto di vista economico, una perdita di produzione per tutta la società, e quindi un reddito che non viene prodotto.
Ma ci sono anche altri costi, probabilmente anche più importanti, che sono quelli indiretti; stamattina abbiamo parlato di alcuni.
Cosa succede se si è disoccupati? Ci si sente esclusi dalla società, le proprie competenze tendono a calare; più a lungo si è disoccupati, più si tende a perdere le proprie capacità, le proprie competenze; più dura la disoccupazione, meno impiegabili si diventa. Le aziende non vogliono assumere delle persone che sono disoccupate già da mesi, oppure nel caso degli Stati Uniti addirittura da anni. La disoccupazione crea un danno psicologico, genera depressione, ansia; il numero dei suicidi aumenta; e questo può essere positivo per le case farmaceutiche che producono antidepressivi e guadagnano moltissimo da questa situazione, ma è estremamente dannoso per la società.
Si perde la motivazione, peggiorano i rapporti familiari, aumentano le violenze domestiche, i divorzi; succedono tante cose gravi quando aumenta la disoccupazione.
È difficile misurare questo tipo di costi, ma non impossibile. Quest'anno la Casa Bianca ha realizzato uno studio proprio nel tentativo di capire esattamente quali fossero i costi della disoccupazione di un giovane che non lavora e non studia; ebbene, quali sono i costi indiretti che ricadono poi su tutti noi? Aumenta il tasso di criminalità, si perde il posto di lavoro, si perde l'assistenza sanitaria e quindi non si va dal medico fino a quando non si sta molto male; aumenta la spesa anche per i servizi sociali perché la gente non ha un reddito con cui sostentarsi. La Casa Bianca ha valutato che il costo di un ragazzo disoccupato che non studia in America si aggira sui 38.000 dollari circa all'anno.
E vediamo i costi diretti, cioè la perdita di produzione di reddito derivante dalla disoccupazione delle persone che non producono niente, quindi persone che non danno un servizio alla comunità e all'economia.
Nella curva in alto, quella verdolina, vediamo quella che era la tendenza del PIL statunitense prima della crisi finanziaria e la recessione; se questa non si fosse mai verificata la stima praticamente avrebbe seguito l'andamento di questa curva, ma a causa della crisi e della recessione il nostro PIL è calato in maniera brusca; la differenza fra la curva rossa e quella verdolina è il gap del PIL, il divario del PIL, che rappresenta la perdita di reddito e di produzione derivante da questo incremento di disoccupazione; e a quanto ammonta esattamente?
Bill Mitchell, che è un esponente di punta della MMT, ha fatto una valutazione, e la vediamo qui.
Ha valutato il costo giornaliero della disoccupazione negli Stati Uniti, calcolando la differenza fra le colonne blu e le grigie su base giornaliera; e ha concluso che gli Stati Uniti stanno sacrificando l'equivalente di un importo che va da 6 a 11 miliardi di dollari al giorno, che noi perdiamo a causa dell'elevato livello di disoccupazione; e Bill dice (e lo dice in maniera molto diretta, senza usare mezzi termini): "Dite a voi stessi, tutti i giorni: 'Il governo degli Stati Uniti permette che 9,7 miliardi di dollari se ne vadano giù per lo scarico sotto forma di reddito perduto a causa del fatto che sono troppo stupidi per implementare delle valide misure di creazione di posti di lavoro' ".
Però, quali sono le misure di creazione di posti di lavoro sensate?
Se lo chiediamo a un tecnocrate o a un esponente del partito conservatore statunitense, la risposta sarà che la soluzione per la creazione di posti di lavoro sta nella creazione di un ambiente migliore per le aziende; bene, sono d'accordo, ma che cosa significa esattamente creare un ambiente migliore?
Per loro significa ridurre le tasse, significa meno regolamentazione: sono queste le cose che veramente contano per le aziende; è per questo che gli imprenditori non investono e non assumono; è per questo quindi che non aumenta l'occupazione; ma chiedete a un imprenditore quali sono gli ostacoli che incontra. Sondaggio dopo sondaggio negli Stati Uniti, abbiamo visto che non sono i livelli di tassazione elevati, oppure la eccessiva regolamentazione, che trattengono gli imprenditori dall'assumere di più e dall'investire di più, ma il basso livello di vendite; ecco il problema: mancano i clienti; e il motivo per cui i clienti non ci sono è che ci troviamo in una crisi finanziaria alimentata da un'enorme bolla del debito che è scoppiata e ha lasciato enormi strati della popolazione statunitense senza reddito, senza i soldi necessari per andare nei negozi.
L'economia di base, per persone come Lerner, Keynes o per l'MMT, è molto semplice: le vendite creano posti di lavoro; le aziende assumono quando hanno molta domanda, non quando hanno sgravi fiscali, non quando viene fatta la deregulation: sono i clienti a creare le vendite; ma i clienti devono avere dei soldi da spendere, un reddito, e quindi anche il reddito crea vendite, e la spesa crea il reddito. Tutte le volte che una persona spende dei soldi, c'è un'altra persona che li riceve, e questi soldi diventano il suo reddito; se pensiamo di voler guadagnare dei soldi, dobbiamo interpretare la situazione economica in questo modo.
L'austerità fiscale o la "buona finanza", come la chiamano, significa tagliare la spesa; ma questo significa anche tagliare i redditi, significa poi alla fine tagliare le vendite; e quindi significa perdere posti di lavoro.
Che cosa suggerisce Lerner?
La disoccupazione esiste perché non c'è abbastanza spesa nell'economia.
Ora, in qualunque economia del mondo la spesa deriva da quattro fonti diverse:
- il settore famiglie, che è la fonte principale di domanda che esiste nell'economia;
- le aziende;
- il settore pubblico;
- il resto del mondo, quindi tutto quello che gli altri Paesi vogliono comprare da noi.
Qual è il problema oggi? La spesa per i consumi è calata, perché i redditi sono calati; e se la gente non consuma, le aziende non hanno clienti e quindi diminuiscono gli investimenti, per cui ci sono due componenti importanti della domanda che risultano fortemente depresse, proprio come avviene adesso.
Il consiglio di Lerner è di controbilanciare questa situazione con la spesa governativa. "Finanza funzionale" è il termine che egli ha coniato per la sua proposta di gestione della politica fiscale macroeconomica di un governo.
Per poter gestire la finanza funzionale bisogna anzitutto avere una moneta sovrana: non lo si può fare sulla base dello standard aureo o sulla base dei tassi di cambio fissi; e non lo si può fare con l'euro. Gli Stati Uniti hanno una moneta sovrana, ma la loro finanza è disfunzionale: questo perché il fatto che noi possiamo fare certe cose non significa che poi le facciamo; e non basta semplicemente creare il sistema di controllo adatto: bisogna anche creare la macropolitica corretta.
Abba Lerner ha scritto un articolo molto colorito che si intitola "L'economia del volante": all'inizio dell'articolo descrive un pianeta immaginario in cui i marziani guidano complicatissime vetture interplanetarie e vanno in giro sul loro sistema di autostrade planetarie; le vetture non hanno il volante e i marciapiedi sono molto alti, e le vetture vanno avanti sbattendo da una parte all'altra dei marciapiedi; se un terrestre visitasse questo pianeta e vedesse questo sistema autostradale direbbe: "Ma è una follia, è pazzesco! Noi siamo molto più intelligenti sulla Terra: abbiamo messo lo sterzo sulle macchine, non è necessario sbattere da un marciapiede all'altro per andare avanti, riusciamo a controllare il nostro destino". A questo punto Lerner si chiede: "Perché non siamo altrettanto intelligenti quando si tratta di economia? Molliamo il volante, ci lasciamo sbatacchiare di qua e di là dal mercato e diciamo: non c'è niente che possiamo fare, laissez faire".
Che cosa vuole Lerner? Che cos'è la finanza funzionale?
In questo progetto il compito del governo è duplice:
-  deve mantenere il livello di spesa abbastanza elevato da conseguire una piena occupazione;
-  deve usare i suoi poteri per adeguare le tasse e la spesa in maniera da raggiungere il primo obiettivo.
Non si mira a un determinato livello di deficit deciso arbitrariamente: il governo deve sapere dove va sulla base di quello che succede in economia; le tasse non servono a finanziare il governo: servono a far andare avanti il sistema monetario, fanno in modo che la valuta del governo venga accettata, le danno valore; ma il governo non ha nessun bisogno di farsi dare dal settore privato i soldi da spendere.
Il governo spende emettendo la propria valuta; non ha neanche bisogno di prendere a prestito per farlo. Fra l'altro Lerner dice che non dovrebbe affatto farlo: il prestito consiste nel prendere soldi da quelli che li hanno, mentre l'obiettivo è quello di far spendere alla gente il più possibile per conto loro, per avere una piena occupazione.
Con una valuta sovrana i governi spendono semplicemente indirizzando le loro banche ad accreditare il conto di qualcun altro, e questo avviene senza che il governo debba firmare neanche un assegno; nell'era moderna i governi spendono pigiando sui tasti del computer, e questi impulsi trasmessi al computer non si esauriscono mai; noi alle volte diciamo: "il governo è un po' come quello che segna i punti di una partita"; se andate a una partita di calcio e la vostra squadra gioca benissimo e fa un goal dopo l'altro, voi che cosa fate? State lì seduti fra il pubblico con la paura che alla fine non ci siano più punti da attribuire? No, è evidentemente impossibile.
Allo stesso modo è impossibile che il governo non abbia più la possibilità di pigiare tasti.
Non ci sono vincoli finanziari per un governo che emetta una propria moneta: l'unico vero limite è di risorse: se si vogliono usare più risorse di quante non siano disponibili, il prezzo di queste risorse aumenta e il risultato sarà l'inflazione.
Che deve fare allora il governo?
Utilizzare i propri poteri per tassare: tassare serve a mantenere l'economia operante alla temperatura giusta.
Lerner concepisce i bond (titoli di Stato) non come strumenti di finanziamento, ma come termostati. Che cosa facciamo se è troppo freddo? Aumentiamo la temperatura sul termostato; e se è troppo caldo abbassiamo la temperatura. La stessa cosa bisogna fare con l'economia: se l'economia non funziona ad alto livello, allora si riducono le tasse e si aumenta la spesa; se l'economia invece sta operando a livelli troppo elevati, si aumentano le tasse e si  taglia la spesa; sono questi gli strumenti da utilizzare per raggiungere gli obiettivi della politica macroeconomica.
Lo stesso Lerner afferma inoltre che il deficit è normale, che il governo è sempre stato e sarà sempre in deficit e che è uno stato di cose da accettare tranquillamente.
Ma quando si parla del deficit, la domanda è: su che cosa dovrebbe spendere il governo? Se il governo riduce le tasse, chi ne deve trarre beneficio?
Da questo punto di vista la MMT propone un'ampia gamma di programmi; il più importante probabilmente è quello che riguarda la garanzia del posto di lavoro; molto sinteticamente, la garanzia del posto di lavoro è un programma che permette al governo di raggiungere un qualcosa che non è mai stato raggiunto in nessuna economia di mercato, cioè la piena occupazione. L'idea di fondo è che il governo offra un salario e un pacchetto di  benefit a tutti i disoccupati che siano però pronti a lavorare, subito disponibili e in grado di farlo. Questo programma attinge ad una riserva di sicurezza, di scorta; assorbe i lavoratori quando l'economia è debole e li rende disponibili quando l'economia è forte; quindi permette l'attuazione del programma governativo nonostante la ciclicità naturale dell'economia, anzi assecondandola.
I vantaggi di un programma di questo tipo sono molteplici: se ne potrà parlare più dettagliatamente più tardi, nel corso della serata.

Grazie.



Edited by Arianna… - 7/4/2013, 16:02

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